Il Dazionario. Asse USA-Cina.
- Mario Mariano
- 5 giorni fa
- Tempo di lettura: 5 min
Una Tregua Commerciale o Solo una Pausa?

Dopo settimane di scontri, dazi punitivi e una crescente tensione globale, finalmente sembra esserci una piccola luce in fondo al tunnel. Gli Stati Uniti e la Cina sono riusciti a trovare un accordo, almeno per ora. E sebbene il patto non sia definitivo, ha dato respiro a un’economia globale che, nelle ultime settimane, è stata messa a dura prova dalla guerra commerciale. Una guerra commerciale che su tante prospettive potrebbe incutere la stessa paura di una guerra vera e propria.
Il tutto è accaduto in un weekend di negoziati a Ginevra, lontano dai riflettori e dalle telecamere, dove le due superpotenze si sono sedute e, con un po' di pragmatismo e molta diplomazia, sono riuscite a smorzare le tensioni crescenti di questo periodo recente. Un’intesa che, purtroppo, non è priva di fragilità. Ma al momento, è sicuramente un passo positivo che fa ben sperare in ottica futura.
Perché eravamo arrivati a questo punto?
Fino a qualche giorno fa, il mondo sembrava destinato a vivere una guerra commerciale vera e propria, fatta di ingenti tariffe e di una catena infinita di ritorsioni.
Gli Stati Uniti avevano applicato dazi pesanti sulle merci cinesi, arrivando a toccare punte del 145% su molti prodotti. La Cina, non da meno, aveva risposto colpendo le merci americane con dazi pari al 125%.
Il risultato? Imprese in difficoltà, porti pieni di navi ferme e consumatori con meno scelta e prezzi più alti.
Le economie della Casa Bianca e di Pechino, però, sono troppo interconnesse per ignorarsi a lungo. Se non si andasse a trovare una soluzione, la spirale economica potrebbe diventare irreversibile e avvolgere tutta l’economia globale.

La Svolta: Ginevra, maggio 2025
Ed è proprio a Ginevra che è scoccata la scintilla. Durante il weekend, i negoziatori delle due nazioni hanno trovato un terreno comune. Quali temi sono stati toccati dalle due amministrazioni?
Gli Stati Uniti abbassano i dazi sul commercio cinese dal 145% al 30%.
La Cina riduce i dazi sulle merci americane dal 125% al 10%.
Ma questa è una sospensione temporanea di 90 giorni.
Il tutto, ovviamente, sotto lo sguardo attento di un nuovo "meccanismo di consultazione" per tenere sotto controllo i progressi raggiunti. In pratica, la situazione potrebbe tornare a peggiorare se entro tre mesi non si raggiunge un accordo più duraturo che possa risanare le economie globali e mettere fine a queste tensioni economico-finanziarie.
Trump: “Non vogliamo distruggere la Cina”
L’accordo, da parte di Trump, è stato presentato come una vittoria.
“Non vogliamo danneggiare la Cina”, ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti, spiegando che l’obiettivo è rendere il commercio tra i due paesi più equilibrato e giusto per entrambe le parti. L’idea di riportare parte della produzione negli USA è stata rafforzata anche da un annuncio di Tim Cook, CEO di Apple, che ha dichiarato di voler investire 500 miliardi di dollari per aumentare la produzione negli Stati Uniti.
Nonostante questo spirito ottimista, è importante dire che l’accordo non risolve tutte le problematiche. Alcuni dazi rimangono in vigore, soprattutto sui settori chiave come acciaio, alluminio e auto.

Approfondimento
Il Fentanyl: Un capitolo importante
C’è anche un capitolo inaspettato: quello del fentanyl, la droga che sta devastando le vite di molti americani. Washington accusa Pechino di essere un nodo cruciale nella produzione e diffusione di questa sostanza sintetica. Ed è proprio su questo tema che la Cina ha accettato di fare un passo indietro, promettendo di intensificare i controlli per fermare il flusso di questa droga nel mercato statunitense.
Ma cos’è il fentanyl?
Il fentanyl è un oppioide sintetico estremamente potente che sta devastando la popolazione statunitense ma anche quella di altri stati; spesso assunto in un mix di droghe, rende l’assunzione devastante e letale.
La Cina entra in questo tema poiché è il principale stato produttore dei precursori chimici che lo sintetizzano. Nonostante Pechino lo abbia ufficialmente bandito, è in continua produzione ed esportazione. Esportazione che passa dal Messico per arrivare sul territorio statunitense.
Gli Stati Uniti in tutto ciò hanno spinto il governo cinese a rafforzare i controlli per limitare tale produzione e conseguentemente l’esportazione illegale. Durante l’incontro bilaterale nel novembre 2023, i due paesi hanno annunciato una nuova cooperazione per limitare ed arrestare la produzione e distribuzione del fentanyl.
Questa cooperazione è vista come una moneta diplomatica: la Cina si presta ad abbattere questo fenomeno sperando di ottenere come moneta di scambio concessioni commerciali soprattutto in ambito tecnologico.

I mercati respirano
Dopo l’annuncio dell’accordo, i mercati finanziari hanno subito reagito positivamente.
Le borse mondiali hanno registrato forti crescite, con il Nasdaq che è salito di oltre il 4% su tutte. Anche il dollaro ha visto un incremento (ha guadagnato sull’euro e sullo yuan), e il petrolio è tornato a salire, arrivando a superare i 66 dollari al barile. I mercati, insomma, hanno accolto la notizia come una boccata di ossigeno.
Eppure, l’euforia è temperata dalla consapevolezza che l'accordo è solo un primo passo, e che il futuro è ancora incerto. Gli esperti mettono in guardia: la strada verso una distensione stabile è lunga e tortuosa.
L’Europa nel mirino?
Un altro capitolo della vicenda riguarda l’Europa. Trump non ha perso tempo a criticare Bruxelles, dicendo che l’UE è, sotto certi aspetti, “più sgradevole della Cina”. L’impressione è che, ora che la Cina è messa momentaneamente in "pausa", l’amministrazione americana si concentrerà sul vecchio continente, con un occhio attento a tutti i possibili accordi commerciali.
Parallelamente le recenti dichiarazioni dell’ex presidente della BCE, Mario Draghi, offrono uno sguardo preoccupato sullo scenario globale. Secondo Draghi, l’Europa si trova a un punto di rottura: il combinato disposto tra dazi eccessivi e costi energetici insostenibili sta mettendo in seria difficoltà il tessuto produttivo europeo, in particolare quello italiano.
Draghi ha posto l’accento sull’urgenza di riformare il mercato dell’energia, dissociando i prezzi dell’energia rinnovabile e nucleare da quelli dell’energia fossile criticando inoltre l’eccessiva frammentazione delle politiche energetiche nazionali. Secondo l’economista, le nazioni europee dovrebbero avere un approccio più cooperativo e integrato per fronteggiare le politiche economiche globali. L’elevato costo delle bollette, unito all’aumento delle materie prime e dei costi di importazione, rappresenta una minaccia esistenziale per interi settori industriali europei.

Che succede adesso?
I prossimi 90 giorni saranno decisivi. Il mondo si aspetta che Washington e Pechino raggiungano un accordo più duraturo, ma nessuno può prevedere cosa accadrà.
Quello che è certo è che la tregua è un’opportunità. Un’opportunità di riprendere fiato, di sistemare le cose in modo che non sfocino in una guerra totale. Ma il percorso sarà irto di difficoltà, e la sensazione è che questo accordo non sia la fine della contesa.
Nel frattempo, il mondo guarda e si prepara, consapevole che le relazioni potrebbero cambiare di nuovo da un momento all’altro. Ma, almeno per ora, c’è una tregua. Ma non crediamo sia duratura
Asse USA-Cina.
Asse USA-Cina.
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