Papa Francesco
- Vlad Rotis
- 22 apr
- Tempo di lettura: 5 min
Da Gaza all’Ucraina. Dagli Stati Uniti alla Cina

Papa Francesco, nato Jorge Mario Bergoglio a Buenos Aires il 17 dicembre 1936, è stato il 266º pontefice della Chiesa cattolica. Primo Papa proveniente dal continente americano e primo gesuita a essere eletto al soglio pontificio, è stato scelto dal conclave il 13 marzo 2013. Ha preso il nome di Francesco in onore di san Francesco d’Assisi, figura emblematica di povertà, pace e amore per il creato: tre pilastri che hanno segnato profondamente la visione del suo pontificato.
Figlio di immigrati piemontesi, Bergoglio si è formato inizialmente in ambito scientifico, per poi entrare nella Compagnia di Gesù. Ordinato sacerdote nel 1969, ha vissuto gli anni della dittatura argentina con discrezione ma anche con coraggio, aiutando, nei limiti del possibile, le vittime della repressione. Creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2001, si è fatto conoscere in America Latina per la sua sobrietà, il linguaggio diretto e il forte impegno a favore degli ultimi.
Fin dal momento della sua elezione, affacciandosi dalla loggia di San Pietro con un semplice "buonasera", Papa Francesco ha dato un segnale chiaro: uno stile sobrio, vicino alla gente, lontano dalla solennità formale. Il suo sogno è stato fin dall'inizio quello di una Chiesa "in uscita", non chiusa nei palazzi, ma presente nelle periferie del mondo, là dove si trovano povertà, solitudine e sofferenza.
Tra i gesti più concreti:
I POVERI AL CENTRO. Ha rafforzato l’Elemosineria Apostolica, affidandola al cardinale Konrad Krajewski, diventato noto per gli aiuti diretti ai senzatetto di Roma. Ha voluto la creazione di docce, bagni, lavanderie, un ambulatorio e persino una barberia sotto il Colonnato di San Pietro, a servizio delle persone senza fissa dimora. Ogni anno promuove la Giornata Mondiale dei Poveri, istituita nel 2017, che culmina con pranzi comunitari offerti in Vaticano e nelle diocesi di tutto il mondo.
Tra le sue principali iniziative pastorali e dottrinali si ricordano:
Laudato si’ (2015): un’enciclica dedicata alla cura della casa comune, che ha attirato l’attenzione globale per la forte denuncia delle ingiustizie ambientali e sociali.
Amoris laetitia (2016): documento sulla famiglia che ha riacceso il dibattito sull’accesso ai sacramenti per i divorziati risposati, proponendo un approccio più misericordioso e meno normativo.
La riforma della Curia romana, concretizzata con la costituzione Praedicate Evangelium (2022), ha voluto rendere più semplice e orientata alla missione la macchina del governo centrale della Chiesa.
Il processo sinodale ancora in corso, volto a promuovere una maggiore partecipazione di laici, religiosi e vescovi nelle decisioni ecclesiali, è un tentativo di rinnovare in profondità la struttura della Chiesa.
Di grande rilievo anche il suo dialogo con il mondo islamico, culminato nell’incontro con il Grande Imam di Al-Azhar e nella firma del Documento sulla Fratellanza Umana ad Abu Dhabi nel 2019.
Una delle tappe più significative del pontificato è stato il Giubileo straordinario della Misericordia (2015–2016), dedicato al messaggio centrale del Vangelo: la misericordia.
In quell'anno sono state aperte Porte Sante in luoghi inusuali, come carceri, ospedali e campi profughi.
Ogni sacerdote ha ricevuto la facoltà di assolvere anche i peccati più gravi, per offrire a tutti una possibilità concreta di rinascita.
Papa Francesco e la questione di Gaza
Sul conflitto in corso a Gaza, Papa Francesco ha mantenuto una linea coerente con il suo approccio pacifista e umanitario:
Appelli alla tregua: ha lanciato numerosi appelli per il cessate il fuoco, spesso durante l’Angelus domenicale, chiedendo alle parti in conflitto di “fermare la spirale di odio e violenza”.
Condanna delle vittime civili: ha espresso dolore e preoccupazione per l’alto numero di civili uccisi, soprattutto bambini, sottolineando la necessità del rispetto della dignità umana e definendo la condotta israeliana a Gaza “crudele”.
Il Pontefice si è inoltre spinto a chiedere un’indagine sulla condotta di Israele chiedendo se le sue azioni a Gaza potessero essere inquadrate in una “definizione tecnica di genocidio formulata da giuristi e organismi internzaionali”
Diplomazia silenziosa: il Vaticano ha anche intrattenuto contatti riservati con attori della regione, cercando di facilitare il dialogo. La Santa Sede ha storicamente sostenuto la soluzione dei “due Stati”, con Gerusalemme come città a statuto speciale.

I rapporti con gli Stati Uniti
I rapporti tra Papa Francesco e gli USA sono stati complessi e a volte tesi, specie sotto amministrazioni più conservatrici:
Critiche indirette alla politica estera: Francesco ha criticato il commercio delle armi e le guerre per interessi economici, che molti hanno interpretato come velate critiche all'imperialismo americano
Dialogo con Biden: con Joe Biden, secondo presidente cattolico della storia americana, i rapporti sono stati più distesi. Papa Francesco ha incontrato Biden in Vaticano nel 2021, parlando anche di temi etici e sociali come la povertà, il cambiamento climatico e la pace.
Diversità di vedute: nonostante la comunanza religiosa, Francesco e Biden hanno posizioni diverse su temi come l’aborto, ma il Papa ha sempre sottolineato il valore del dialogo, evitando confronti frontali.

Un capitolo complesso del pontificato è rappresentato dalla posizione sulla guerra in Ucraina. Fin dai primi giorni dell’invasione russa (febbraio 2022), Papa Francesco ha espresso solidarietà al popolo ucraino e ha condannato il conflitto. Tuttavia, il suo stile diplomatico, più prudente nei confronti della Russia, ha sollevato critiche.
In particolare: Nei primi mesi del conflitto ha evitato di citare direttamente Mosca come aggressore, suscitando perplessità tra gli ucraini e in parte dell’opinione pubblica.
Alcune sue dichiarazioni – come quella sulla NATO che “abbaia alle porte della Russia” o l’invito a considerare anche le “ragioni dell’altro” – sono state interpretate come equivoche o eccessivamente concilianti.
Geopoliticamente papa Francesco si è impegnato a staccare lo Stato Vaticano dagli Stati Uniti su cui si erano invece appiattiti, per motivazioni diverse, i suoi due predecessori, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.

L’apertura alla Cina
Francesco è stato anche fautore di un’apertura inedita alla Cina.
Prima del pontificato di Bergoglio i rapporti tra le due potenze erano molto freddi: in un meccanismo che ricorda “la lotta per le investiture”, La Santa Sede non riconosceva i vescovi nominati da Pechino mentre quelli nominati ufficialmente dal papa erano obbligati ad operare in clandestinità.
Le due parti hanno firmato un trattato nel 2018, sempre rinnovato finora, in cui la Cina riconosce le nomine del Vaticano.
L’avvicinamento alla Cina avviene per più ragioni:
la prima è la formazione gesuita di Bergoglio. L’ordine di cui faceva parte papa Francesco giunse per la prima volta in Cina nel 1582 e fece da ponte tra il gigante orientale e l’Europa dando impulso alla sinologia.
La fascinazione del pontefice per la Cina è evidente nel telegramma che Francesco scrisse al presidente cinese Xi Jin Ping in cui descrive il paese come un “impero di civiltà e grandezza”.
Inoltre c’è la necessità della Santa Sede di accrescere il numero di fedeli in Cina, ad ora vicino ai 12 milioni.
Oltre all’apertura però rimane il nodo di Taiwan, il Vaticano è uno dei pochi stati a riconoscere l’indipendenza del governo di Taipei.

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