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SI MA TU?

  • Alessandro Morelli
  • 16 minuti fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Quale è la linea che divide la resistenza dal terrorismo, quale la differenza tra autodifesa e vendetta.

Questo il dilemma che ci perseguita dal 7 ottobre 2023…o almeno, questo sarebbe dovuto essere. Probabilmente troppo complesso, troppo intricato, troppo grigio. 

Il rischio di venir criticati da ambo le parti è altissimo, quello di non trovare una risposta ancora di più.

Il dibattito infatti si è ridotto a questo:


“Tu condanni Hamas?”, “Tu condanni l'uccisione di bambini innocenti?”, “Tu sei antisemita”, “Tu sei razzista”, “Tu sei asservito alle lobby israeliane”, “tu stai con i terroristi”.

L’agorà politica, quando dibatte sulla questione palestinese, riesce ad esprimere il peggio di sè: tra partigianeria e pregiudizi a pagare è la verità.



TRUTH IS RARELY PURE AND NEVER SIMPLE

(Oscar Wilde)



Nella società del bianco e nero, dichiarare una cosa sembra negarne un’altra: 

la condanna dell’uccisione indiscriminata di oltre 50.000 persone deve necessariamente essere preceduta da una condanna degli attentati di Hamas, pena l’accusa di terrorismo; la condanna per le azioni di Hamas deve essere necessariamente accompagnata dalla critica della gestione della guerra da parte del gabinetto di guerra presideuto da Netanhyau, pena l’accusa di sionismo.


Non sono qui a darvi la mia opinione su quella che è probabilmente la questione più complessa dei nostri tempi, sarebbe una goccia nel mare, la questione di oggi è un’altra, dov’è finito il pensiero critico e libero?


Adesso non ci si fa più un’opinione sulla realtà ma si guarda la realtà e la si assoggetta alla propria opinione e allora anche davanti alla realtà cruda, davanti ai morti, alla distruzione arriva la parola magica "PERO'" e si parte a giustificare il proprio lato, preso e mantenuto ideologicamente a imperitura oltranza.

Perché ad oggi, si sa, “non c’è persona più STOLTA di chi CAMBIA idea”.

Mantenere il punto “no matter what” fa percepire le battaglie che si combattono come di principio e non solo d’opinione: criticare le azioni di Israele, per chi sostiene il suo operato, significa criticarne l’esistenza stessa; al contrario invece condannare Hamas fa apparire gli abusi compiuti dallo Stato Ebraico, prima del 7 ottobre, irrilevanti.




Riuscire a mantenere uno sguardo lucido e imparziale (che non vuol dire ripetere a pappardella “due Popoli due Stati”) comporta il rischio di cadere nella contraddizione…ma la realtà E’ contraddittoria: Sapete cosa invece non si contraddice mai? Il dogma.

Il dogma è una comfort zone, ci permette di difenderci dietro una barricata che, però, ci occlude la vista, la rende parziale se non addirittura cieca. 


Politica Zeta nasce per questo, abbattere i dogmi, distruggere le barricate e aprire praterie: le praterie del dubbio e del dialogo perché la realtà è più complessa di uno slogan.

Politica Zeta nasce per annientare quello che Gaber definiva “il Conformista”, quello che “di solito sta sempre dalla parte giusta”, che “ha sempre le risposte belle chiare dentro la sua testa” e che “quando ha voglia di pensare pensa per sentito dire".




 
 
 

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