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Detenzione e Dignità: Lo stato delle carceri italiane

  • politicazeta
  • 18 set
  • Tempo di lettura: 7 min

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Le condizioni dei detenuti nelle carceri italiane spaventano e pongono subito un  quesito assai rilevante: L’art 27 della nostra costituzione, recitante il trattamento dovuto ai detenuti, viene rispettato?

L’art in questione  si riferisce chiaramente ad un trattamento “umano”, attribuendo alla detenzione una funzione riabilitativa e non meramente reclusiva,promuovendo la rieducazione sociale del detenuto.

Ma le condizioni in cui versano le carceri del nostro paese sono tragiche e l’immagine globale del nostro paese viene spesso “macchiata” da questa spada di damocle, che ci etichetta come un paese “inumano”, “degradante”.


Sono queste, le parole che ha usato il governo olandese per motivare la non concessione dell’estradizione in Italia del cittadino Washi Laroo, imputato per omicidio volontario,incendio e tentata estorsione. La vicenda del ventiseienne olandese risale allo scorso 12 settembre 2024, quando appiccò il fuoco in una show room milanese,uccidendo tre ragazzi di origini cinesi rispettivamente di 17,18,24 anni. Dopo aver indagato, la procura di Milano capitanata dal PM Luigi Luzi, ha individuato il colpevole fornendo gli elementi necessari per far scattare dall’Olanda un mandato d’arresto europeo.Inoltre dopo la cattura, il PM ha chiesto l’estradizione seppur temporanea del cittadino olandese affinchè possa partecipare agli “accertamenti irripetibili”( disciplinati nell’art 360 del codice di procedura penale,accertamenti che se non svolti entro un certo termine potrebbero perdere la propria validità, in virtù delle continue modificazioni dello stato dei soggetti) dovuti nei confronti di Washi Laroo.


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Il tribunale olandese ha sempre rifiutato questa proposta d’estradizione: alla base non c’è un capriccio ma una profonda critica al sistema detentivo italiano.

Le motivazioni alla base del rifiuto sono il sovraffollamento,l’inadeguatezza delle strutture,l’alto tasso di suicidi che caratterizzano NEGATIVAMENTE le nostre carceri.

Per di più, l’Olanda si è servito di un precedente illustre per motivare tutto ciò: l’Italia infatti già nel 2013 è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani  per la violazione dell’art 3 della CEDU(la convenzione europea dei diritti umani), che vieta espressamente i trattamenti inumani e degradanti. La sentenza( denominata poi sentenza Torregiani) è stata pronunciata in seguito ai ricorsi di detenuti in Italia che denunciavano le cattive condizioni detentive.

La condanna della corte deriva dall’individuazione di un problema strutturale all’interno delle carceri, e non di casi meramente isolati.

Un problema che dopo 12 anni rimane completamente irrisolto, per ora


CARCERI VUOTE, CITTADINI LIBERI: LA LEZIONE OLANDESE

Il modello olandese funge da esempio per le legislazioni europee e non:negli ultimi due decenni la popolazione carceraria è diminuita del 40% con la conseguente chiusura di più di 20 carceri. Per approfondire meglio:dal 2005 al 2016 il numero di detenuti nei Paesi Bassi è sceso da 94 a 51 ogni 100.000 cittadini, numeri che hanno fatto inevitabilmente chiudere diverse strutture carcerarie. Tra l’altro curiosa  è la cooperazione con la Norvegia: difatti le strutture chiuse per via del drastico calo dei carcerati sono state abilitate e affittate alla Nazione scandinava. Ma come ci è arrivata l’Olanda?

I due organi , rispettivamente il Dutch probation service (servizio di libertà vigilata olandese) ed il community service order (servizio alla comunità) hanno contribuito significativamente alla discesa imponente del tasso dei reati. Un altro aspetto indubbiamente vincente è l’atteggiamento culturale locale nei confronti della detenzione,guardando alla permanenza in prigione come una cosa indubbiamente più nociva che produttiva e quindi da evitare.

In Olanda il sistema di libertà vigilata si chiama Reclassering Nederland ed attua e supervisiona il servizio alla comunità ordinato dal tribunale. Quest’ultimo infatti ordina una pena alternativa alla reclusione,generalmente per i reati meno gravi,e richiede all’imputato di scontare la sua pena tramite 18 mesi di lavoro non retribuito per la comunità. Per essere più chiari,i nostri “lavori socialmente utili”. La differenza  tra il nostro sistema e quello olandese è prettamente giuridica:

il servizio alla comunità è regolato dal codice penale olandese.

Il servizio di libertà vigilata  assume il ruolo di supervisione delle sentenze all’interno del tribunale, decidendo e intervenendo sulle sentenze.

Dunque è un vero e proprio istituto di controllo, anche in sede di giudizio, supervisionando le sentenze del tribunale 


I DATI TRAGICI DELLA DETENZIONE

Il termine tragica con cui ho definito più volte la situazione italiana carceraria, enuncia la portata enorme del problema che il nostro stato deve affrontare.

Nel 2013 la situazione Stigmatizzata dalla CEDU era la seguente: su 47.709 posti disponibili, i detenuti erano 62.536. Da ciò si desumeva il grave problema dello spazio personale  in quanto nella maggior parte dei casi il detenuto possedeva meno dei 3 metri canonici dovuti, stabiliti dalla giurisprudenza della corte.Date le condizioni, la CEDU fornì un anno di tempo alle istituzioni italiane per adottare misure concrete e migliorare le condizioni detentive.


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Ma Nel 2025 la situazione è la seguente: secondo i rapporti di Antigone (associazione per la tutela dei detenuti, di cui parleremo dopo) e del Comitato per la prevenzione della tortura, i detenuti a novembre 2024 risalirebbero a 62.410 di fronte ad una capienza effettiva di 46.711 posti, con un indice di sovraffollamento pari al 133% in linea generale. L’indice varia da carcere a carcere, per esempio il carcere San Vittore di Milano registra un rapporto detenuti/capienza del 231%.

Su 190 istituti presenti complessivamente nel nostro territorio, 151 superano l’indice di affollamento consentito dalla legge.

Esattamente il 79% delle carceri.

Va menzionato un caso recente trattato  dal tribunale di Torino: ad agosto 2025, un uomo di 47 anni affetto da obesità e cardiopatia ischemica cronica detenuto nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino è stato scarcerato dopo aver esplicitamente richiesto, tramite il suo legale, la detenzione domiciliare per via delle sue condizioni fisiche 

Seppur le cause della scarcerazione sembrano inevitabilmente riguardare la salute del detenuto,la realtà ci dice altro: il suo stato fisico era perfettamente compatibile con la detenzione, ma la condizione INDEGNA del carcere Torinese ha spinto il tribunale di sorveglianza Locale ad interpretare estensivamente la legge sull’ordinamento penitenziario,considerando il sovraffollamento una ragione sufficiente per concedere la detenzione domiciliare al detenuto.

Prova di come anche le istituzioni giuridiche implicitamente lanciano segnali politici: c’è un evidente problema di legiferazione.

Il sovraffollamento e il trattamento all’interno degli istituti rappresentano una componente importante,che inevitabilmente si ricollega all’impietoso numero dei suicidi:. Nel 2024 si sono registrati 88 suicidi e da inizio anno nel 2025 si registra un suicidio ogni tre giorni.

Un altro problema che porta all’ inevitabile crescita della popolazione carceraria è prettamente giuridico: la creazione di nuove fattispecie punibili porta ad arresti sempre più frequenti.

Visti i dati sopracitati, l’Olanda ha ritenuto inaccettabili le condizioni dei detenuti. Inoltre è importante sottolineare la visione profondamente diversa sulla pena detentiva  fra i due paesi in questione: In olanda le carceri chiudono per il basso tasso di criminalità e il detenuto è completamente reinserito nella società, con attività mirate alla natura.

In Italia si è arrivati a discutere L’art 27 della costituzione, nella parte in cui predilige la pena rieducativa.

Due pensieri diametralmente opposti.


UNA VERGOGNA DI STATO: COME POSSIAMO INTERVENIRE?

Alla luce di ciò è importante menzionare chi realmente si pone a difesa dei detenuti e dei loro diritti, proponendo soluzioni e riforme per cambiare un sistema compromesso da decenni.

Un’associazione nota ai più è  l’Antigone che si occupa della denuncia delle condizioni carcerarie in Italia.Attraverso i suoi rapporti annuali analizza le problematiche strutturali degli istituti, proponendo delle soluzioni costruttive e realizzabili

Nella maggiore, i rapporti che Antigone compie sono su istituti costruiti prima degli anni ‘50: la prova che una rifondazione “fisica” delle carceri andrebbe valutata. 

Pensare che la struttura di Regina Coeli a Roma, destinata per gli oppositori politici e costruita a fine ‘800 sia una delle più grandi e affollate in Italia, ci pone davanti diversi interrogativi. Perchè non investire nella costruzione di nuove strutture e nella ristrutturazione di quelle esistenti ?

A tenere banco è anche la condizione psicologica dell’individuo all’interno della cella:anche qui si intravede la carenza d’assistenza fornita ai detenuti in quanto la presenza di psichiatri e psicologi è largamente insufficiente in diversi istituti. Per l’esattezza, la presenza di un psicologo è ben sotto la media , con 9 ore settimanali disponibili per 100 detenuti.

La soluzione potrebbe essere Aumentare il personale e l’assistenza sanitaria all’interno delle carceri per evitare quelle condizioni di completa solitudine, alienazione in cui versano molti detenuti.

Inoltre la rieducazione sociale, l’istruzione e la formazione, tutti principi cardini della nostra normativa costituzionale,si realizzano in modo limitato senza una particolare partecipazione dei detenuti:solo il 48% degli individui è iscritto a corsi scolastici o di formazione.

Sotto questo punto,la presenza sempre più frequente di enti esterni che offrono corsi e tirocini potrebbe essere la soluzione.

Per concludere: alla luce dei  dati forniti nei paragrafi precedenti sembra che il detenuto sia caduto nel dimenticatoio, lasciato in balia di se stesso da uno stato che tutto fa meno che tutelare. La “crisi” delle carceri sta portando ad una progressiva cancellazione dell’individuo in sè, privato anche di beni e servizi essenziali.

E le associazioni come Antigone possono solo che far sperare in un futuro all’insegna di cambiamenti e riforme. 



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PIANO CARCERI: COSTRUIRE O CAMBIARE?

A proposito di interventi mirati: sembra che qualcosa si stia muovendo

Il 22 luglio il governo ha approvato un pacchetto di interventi riguardanti detenuti con dipendenze ed edilizia penitenziaria.

La misura tende a gestire  la questione  del sovraffollamento carcerario e il recupero dei detenuti fragili.

In particolare: nella riforma, i detenuti con condanne fino a 8 anni possono richiedere di scontare la pena in strutture sanitarie autorizzate con un programma terapeutico ben definito. Questo beneficio potrà essere concesso solo una volta ed è,per questioni logistiche e di sicurezza, subordinato al vaglio di un’apposita commissione che analizza e risponde alla richiesta.

All’accoglimento della richiesta succede il percorso presso la struttura, monitorato semestralmente con delle relazioni ed una valutazione finale:con quest’ultima positiva, al detenuto sono concesse misure alternative, quale la messa in prova

La ratio è chiara: l’iter lungo e tortuoso per la concessione del beneficio sopracitato rispecchia la volontà del governo di voler ridurre il numero dei suicidi, che colpisce perlopiù i soggetti “deboli”.


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Anche riguardo l’edilizia penitenziaria va registrata una forte innovazione: Il Commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria ha presentato un programma ben delineato per la costruzione di nuovi istituti: la proposta prevede 60 interventi di costruzione, di cui 27 in corso, 3 già conclusi e 30 in fase di avvio. L’obiettivo è quello di avere disponibili per il 2027, 9.696 posti aggiuntivi per ridurre il sovraffollamento(vedi paragrafo 2).



E tu che ne pensi? Perché il tema carceri non è mai al centro del dibattito? Credi sia necessaria una riforma con supporto bipartisan? O è proprio un problema culturale?

 
 
 

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