Incompetenti o incostituzionali?
- Alessandro Morelli
- 21 lug
- Tempo di lettura: 3 min
“Niente da fare…le toghe rosse ce l’hanno fatta ancora”

Questo è probabilmente il commento girato all’interno di Palazzo Chigi e in seno alla maggioranza, a seguito delle bocciature del DL Sicurezza, del Decreto Caivano e del Protocollo Italia-Albania, rispettivamente da parte dell’Ufficio del Massimario (DL Sicurezza) della Cassazione e della Corte Costituzionale (non ve ne andate vi spiego tutto subito).
Queste bocciature si aggiungono a quella sull’Autonomia Differenziata; praticamente tutti i provvedimenti più significativi del governo sono stati “azzoppati” dalle magistrature dello Stato.
Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo con un po’ di lessico/gergo per capire meglio la situazione:
L’Ufficio del Massimario della Cassazione è un ufficio interno alla Cassazione e ha il compito di studiare le nuove leggi e le questioni giuridiche più complesse, preparando relazioni e pareri che servono a orientare l'attività interpretativa della Corte stessa e degli altri uffici giudiziari. Pur non fornendo pareri vincolanti, questi, se negativi, sono dei pre-allarmi per il Parlamento e, soprattutto, per la Corte Costituzionale che può invece annullare i provvedimenti ritenuti incostituzionali
La Corte Costituzionale, in gergo la Consulta dal palazzo in cui di trova, come accennato sopra, è il massimo organo di garanzia costituzionale e assicura che tutte le leggi e gli atti siano in linea con la Costituzione, il vertice della gerarchia delle leggi.
Per bocciati o azzoppati, si intende un giudizio negativo da parte di questi organi nei confronti di un provvedimento. Questi pareri hanno però un peso diverso.
Dopo questo (necessario) ripasso passiamo al corpo dell’articolo.
L’Ufficio del Massimario ha fortemente criticato il Decreto Sicurezza “nel metodo e nel merito”:
Il provvedimento è stato criticato per la metodologia utilizzata, il decreto-legge infatti può essere utilizzato se risponde ai requisiti di “necessità e urgenza”, requisiti mancanti secondo l’Ufficio che ha rintracciato invece una volontà di bypassare l’iter parlamentare; per l’eterogeneità delle materie trattate e per le pene sproporzionate alla gravità del fatto.
In particolare il Massimario si è soffermato su provvedimenti specifici del decreto come:
Le nuove aggravanti per reati commessi durante manifestazioni, come il reato di blocco stradale, in quanto lesive del diritto di riunione e di libera manifestazione del pensiero.
Il divieto di vendita di cannabis light, problematico rispetto al diritto di libertà di impresa (data la natura non dannosa per la salute pubblica).
L’immunità agli agenti segreti anche nella direzione di organizzazioni terroristiche, stile Anni di Piombo, che potrebbe alterare la legalità nell’azione dello Stato.
Questo parere non è vincolante ma servirà a fare pressioni sul Parlamento e, se interpellata, sarà un’analisi utilizzabile dalla Corte Costituzionale che potrà poi fornire una sentenza vincolante che può annullare parzialmente o interamente il provvedimento, come fatto per il Decreto Caivano.
Questo decreto, che prende il nome dal comune in provincia di Napoli in cui si è consumato uno stupro di gruppo da minorenni su minorenni, si prefiggeva di combattere la criminalità e il disagio giovanile.
Da tempo però giuristi ed intellettuali, tra cui Roberto Saviano, avevano sollevato dubbi in merito al Decreto definendolo repressivo. In particolare lo scrittore napoletano ha sottolineato come il decreto avesse contribuito al sovraffollamento delle carceri minorili, definite da Saviano “le accademie del crimine”: Il decreto infatti precludeva la “messa alla prova”, il permesso accordato dal giudice su richiesta del reo (minorenne) di svolgere attività volte al reinserimento nella società invece di scontare la condanna (applicabile a condanne di massimo 4 anni), per il reato di spaccio di lievi entità destinando i giovani condannati al carcere.
La messa alla prova è uno strumento fondamentale per la rieducazione e la reintroduzione nella società di minorenni che hanno commesso crimini di lieve entità a cui il sistema vuole evitare il carcere.
La stessa Corte ha sottolineato questo punto nella sentenza che ritiene questo punto specifico del decreto incostituzionale perché la pena deve essere rieducativa.
Per quanto riguarda invece i CPR (Centri per il rimpatrio), la Corte Costituzionale ha emesso una “sentenza monito”, quindi, non rendendo incostituzionale il mezzo in sè, ma sottolineando l’esigenza di garanzie (tra cui il rispetto della dignità umana, dei diritti fondamentali e procedurali) e di un intervento legislativo complessivo.
Questo si aggiunge agli innumerevoli rifiuti di convalidare il trattenimento dei migranti da parte del Tribunale di Roma che ha sollevato dubbi sulla validità del trattenimento dei migranti nei CPR di Gjader in Albania.
Dato il numero di sentenze, non giudizi politici come qualcuno vuole farle passare, rimane una domanda: quest’esecutivo è incostituzionale o incompetente?

Incompetenti o incostituzionali?
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