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La crociata di Francesca Albanese

  • Jacopo Marinacci
  • 16 lug
  • Tempo di lettura: 5 min

Come la Macchina dei Media Fabbrica il Dissenso

PoliticaZ

Una Voce Scomoda

Nel complesso sistema della diplomazia internazionale, poche figure riescono a emergere con la dirompenza di Francesca Albanese. Esperta di diritto internazionale, giurista italiana e dal 1° maggio 2022 Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati. Albanese non è un'attivista, ma un'esperta indipendente con un mandato istituzionale preciso e autorevole. La sua non è una sfida personale, ma una "crociata" meticolosa e costante per l'applicazione del diritto internazionale in uno dei contesti più politicizzati e polarizzati del pianeta.


Attraverso molti rapporti, come "Anatomia di un Genocidio", ha accusato Israele di violare varie convenzioni internazionali inderogabili, dall'apartheid al genocidio. La sua "crociata" è la difesa del diritto contro la politica del ”double standard”. Tuttavia, il responso a questo lavoro non è stato un dibattito nel merito, ma una campagna di delegittimazione di una violenza inaudita e sconcertante, culminata con sanzioni vessatorie da parte degli Stati Uniti. Per comprendere come e perché questa voce istituzionale venga ingiustamente attaccata, decontestualizzata e messa a tacere, è necessario uno strumento di analisi più olistico. Il modello della "Fabbrica del Consenso", sviluppato da Noam Chomsky e Edward S. Herman, ci offre una lente perfetta per decodificare il meccanismo all'opera.

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I 5 Filtri della "Fabbrica del Consenso"

Secondo Chomsky, i media mainstream, più che agire come "cani da guardia" del potere, operano come modellatori del consenso a favore delle élite politiche ed economiche. Questo processo non avviene tramite una cospirazione, ma attraverso cinque "filtri" che setacciano le notizie, marginalizzando le narrazioni critiche e promuovendo quelle conformi allo status quo:

  1. Proprietà (Ownership): I grandi media appartengono a un numero sempre minore di immense corporazioni. La linea editoriale, anche indirettamente, non andrà mai contro gli interessi economici e politici di questi colossi.

  2. Pubblicità (Advertising): La principale fonte di guadagno dei media non sono i lettori, ma gli inserzionisti. È quindi fondamentale astenersi dal pubblicare contenuti che possano irritare le grandi aziende che pagano per la pubblicità.

  3. Le Fonti (Sourcing): Per ragioni di tempo e budget, il giornalismo si affida a fonti "ufficiali" e "credibili" (governi, eserciti, portavoce di aziende) che forniscono un flusso costante di informazioni pre-confezionate, marginalizzando le voci dal basso o quelle critiche.

  4. La Reazione Organizzata (Flak): Si riferisce alle forti reazioni negative (minacce di querele, campagne di pressione, proteste organizzate) che potenti gruppi di interesse scatenano contro i media che osano deviare dalla linea ufficiale. Questo "fuoco di sbarramento" agisce come un potente deterrente.

  5. L'Ideologia (The Common Enemy): Storicamente l'anticomunismo, oggi la "guerra al terrore". Creare un nemico comune e un'ideologia dominante serve a unire l'opinione pubblica e a etichettare chiunque critichi l'agenda prevalente come un simpatizzante del nemico.


Il Caso Albanese al Setaccio: La Narrazione attraverso i 5 Filtri


1° Filtro: Proprietà e Interessi Geopolitici

È fondamentale tener conto che gli interessi degli USA in medio oriente sono rappresentati e protratti principalmente da Israele. Inoltre, i principali gruppi mediatici occidentali non sono entità neutrali. Sono corporazioni con vasti interessi economici e geopolitici, spesso allineati con quelli dell'establishment politico-militare. Un esempio lampante è il colosso tedesco Axel Springer SE, proprietario di testate influenti come Bild e Politico. Tra i suoi "principi essenziali", l'azienda include esplicitamente il "sostegno al popolo ebraico e al diritto all'esistenza dello Stato di Israele". L'amministratore delegato Mathias Döpfner ha dichiarato che un dipendente che abbia problemi con l'esposizione della bandiera israeliana "dovrebbe cercarsi un nuovo lavoro". In questo contesto, come possono le conclusioni di Albanese, che accusano un alleato strategico chiave dell'Occidente di crimini gravissimi, trovare spazio se non come narrazione ostile e deviante?.


2° Filtro: Le Fonti Ufficiali contro il Diritto 

Le dichiarazioni di un portavoce del governo israeliano o del Dipartimento di Stato americano vengono riportate come fatti. Al contrario, i rapporti di Albanese, frutto di mesi di indagini e basati sul diritto internazionale, sono sistematicamente presentati come "accuse", "affermazioni" o "opinioni" personali. In questo modo, l'analisi giuridica di un'esperta con mandato ONU viene declassata a mera opinione, mentre la comunicazione politica di una parte interessata viene elevata a fonte autorevole. Si annulla così la gerarchia tra un'indagine indipendente e la propaganda di Governo.


3° Filtro: La Macchina del "Flak"

Questo è il filtro più brutale e personale. Contro Albanese è stata scatenata una campagna sistematica di "flak" (fuoco di sbarramento) per distruggerne la credibilità. L'arma principale è l'accusa di antisemitismo, spesso basata su frasi decontestualizzate del 2014 sulla "lobby ebraica" o sulla voluta confusione tra critica allo Stato di Israele e odio verso il popolo ebraico. Potenti gruppi di pressione e governi, in primis USA e Israele, hanno chiesto la sua rimozione, esercitato pressioni per cancellare i suoi interventi pubblici e finanziato campagne di discredito online. Lo scopo del "flak" non è confutare i suoi rapporti, ma renderla "radioattiva", ”tossica” e isolarla, scoraggiando chiunque altro dal seguire il suo esempio.


4° Filtro, L'Ideologia: Chi critica Israele è amico dei terroristi

Dopo il 7 ottobre 2023, l'ideologia della "guerra al terrore" è diventata il filtro definitivo. Ogni analisi giuridica delle azioni militari israeliane viene inquadrata non come una difesa del diritto, ma come una giustificazione per Hamas. Le sue dichiarazioni, in cui condanna i crimini di Hamas, ma li contestualizza all'interno di decenni di occupazione, vengono presentate come "sostegno al terrorismo". Viene creata una falsa dicotomia: o si sta con Israele, o si sta con i terroristi. In questo schema, il diritto internazionale e le sue sfumature non hanno spazio; esistono solo il "noi" e il "nemico".


5° Filtro: Pubblicità 

I media commerciali vivono di pubblicità, venduta da grandi aziende che cercano un ambiente di consumo stabile. Affrontare in modo critico e approfondito un tema così divisivo come la Palestina, rischiando di alienare segmenti di pubblico o, peggio, di essere oggetto di boicottaggi, è commercialmente rischioso. Questo spinge verso una copertura più superficiale, semplificata e aderente alle narrazioni ufficiali, considerate più "sicure" per gli affari.


Oltre i filtri:

Il caso di Francesca Albanese è un esempio da manuale di come la "fabbrica del consenso" operi per neutralizzare, isolare e distruggere una voce istituzionale ma scomoda. La sua storia dimostra che nemmeno un mandato delle Nazioni Unite rende immuni dalla macchina mediatica quando si sfidano interessi potenti e narrazioni consolidate.

La lezione è chiara. È necessario sviluppare un'igiene dell'informazione: diffidare delle narrazioni semplificate, andare oltre i titoli, cercare le fonti primarie (i rapporti di Albanese sono pubblici sul sito dell'OHCHR) e sostenere attivamente un giornalismo veramente indipendente. L'obiettivo non è "credere" ciecamente ad Albanese, ma difendere il suo diritto, e quello di chiunque altro, di essere giudicata nel merito del suo lavoro, non attraverso la lente deformante della propaganda e degli interessi economici. 

Saper leggere oltre ai filtri non è più solo un esercizio intellettuale, ma un atto di resistenza.


La crociata di Francesca Albanese

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