E la chiamano estate...
- Mattia Todini
- 4 ago
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E la chiamano estate… cantava Bruno Martino nel 1965, e continuiamo a chiamarla estate ancora oggi, 60 anni dopo. Tempo di vacanze, spiagge e movida, anche per la classe politica che nel corso degli anni non ha mai rinunciato alla villeggiatura, tirando a volte le fila della res publica dai luoghi più diversi. Se andassimo quindi indietro negli anni come sfogliando un album di famiglia potremmo capire quali eventi hanno contribuito a infiammare le già caldi estati nostrane e soprattutto come è cambiato il modo di approcciarsi alle ferie dei nostri rappresentanti e di come questo possa riflettersi forse anche sulla loro statura.

Le prime foto di politici in vacanza però sono ben lontane da spiagge ed ombrelloni; negli anni ‘50 infatti preferivano trascorrere i periodi di riposo in alta quota. Primo fra questi naturalmente il trentino, nato suddito austro-ungarico, Alcide de Gasperi, immortalato in più scatti con gilet e pantaloni alla zuava a passeggiare tra le sue montagne o impegnato a giocare a bocce. Le stesse bocce erano anche il passatempo preferito dei numerosi nipoti del secondo presidente della Repubblica, e primo eletto dal Parlamento, Luigi Einaudi, filmato in compagnia di sua moglie, donna Ida, e della sua numerosa famiglia in un cinegiornale Luce mentre trascorreva le sue vacanze a Tete d’Arpy (Valle d’Aosta) nel 1952. La montagna rimarrà comunque una meta favorita per molti altri inquilini del Quirinale, Gronchi, Segni e Saragat, e per altri politici di quel periodo, come Giulio Andreotti, ritratto nell’estate del 1961 a Courmayer con tutta la sua famiglia.

Se i politici amavano la montagna, i semplici cittadini, sulle ali del boom economico “scopriranno” però il mare: sono le mitiche estati degli anni ‘60. Potendosi finalmente permettere la tanto agognata automobile, anche se dopo aver firmato abbondanti cambiali, e potendo percorrere le neonate autostrade, gli italiani diventano turisti, per settimane o mesi i più fortunati, o solo per una domenica, affollando spiagge e stabilimenti balneari.
La rigida morale cattolica inizia ad essere scalfita e iniziano a fare capolino i primi bikini, seppure ci siano foto che testimoniano di multe alle ragazze più coraggiose per oltraggio al pudore. Le questioni riguardanti la moda estiva arrivarono persino a Montecitorio; nell’estate del 1950 infatti l’allora Onorevole Oscar Luigi Scalfaro (il futuro presidente della Repubblica) inveì in un ristorante romano contro la signora Edith Mingoni in Toussan, “colpevole” di essersi tolta per il caldo un bolerino, rimanendo così con un vestito particolarmente scollato, che le metteva in mostra le spalle. La notizia fece presto il giro di tutti i giornali e chiamato a risponderne a Montecitorio nell’attesa della delibera sull’autorizzazione a procedere in seguito alla querela della signora, Scalfaro, con dei toni decisamente più moderati di quelli che aveva usato nella trattoria (si parla persino di uno schiaffo), rispose che “se un indumento si chiama prendisole, che si usi per prendere il sole, non per entrare in un luogo chiuso”. Altra protagonista indiscussa delle estati del boom è senz’altro la musica. Il mercato discografico inizia infatti a produrre dei brani su misura per le vacanze degli italiani, i famosi tormentoni estivi, così chiamati proprio per la loro martellante ripetizione dalle radio e dai jukebox presenti in tutti i bar e gli stabilimenti balneari, e li promuove con manifestazioni televisive che diventeranno un must delle estati di quegli anni, come Un disco per l’Estate e soprattutto il Festivalbar. Sono gli anni di Abbronzatissima, Guarda come dondolo, Pinne, fucile e occhiali, tutte di Edoardo Vianello, ma anche Legata a un granello di sabbia, Stessa spiaggia, stesso mare, Luglio e Sapore di sale.
Un caso curioso di legame tra estate e politica che riguarda proprio gli anni sessante fu quello che i giornali battezzarono “governo balneare”; ovvero il governo Leone, varato nel giugno del 1963, a scopo di transizione e con un breve mandato, per permettere una pausa estiva alle forti tensioni che si verificavano nella maggioranza parlamentare, dovute soprattutto ai delicatissimi equilibri della nascente formula di centrosinistra.
Anche i politici comunque non disdegnano il mare. Andranno infatti sui nostri litorali Palmiro Togliatti con la sua compagna Nilde Jotti, Amintore Fanfani e soprattutto Aldo Moro, le cui foto in spiaggia vestito di tutto punto in giacca e cravatta, anche tra i bagnanti in costume, resteranno nella storia come simbolo di integrità e dignità di un rappresentante del popolo italiano anche nei momenti di svago. Per il primo politico in costume da bagno probabilmente dovremo attendere gli anni ‘70 quando appariranno le foto di Enrico Berlinguer nelle cristalline acque della sua Sardegna con la famiglia o con il compagno di partito Giorgio Napolitano.


Il governo Spadolini tornerà al centro delle scene anche nell’estate successiva, quando cadde a seguito del rigetto di un decreto petrolifero da parte del parlamento, a causa di "franchi tiratori" della DC. La crisi inaspettata portò al rientro dalle vacanze, proprio a ridosso di Ferragosto, del Presidente Pertini, che si trovava in quei giorni nella sua meta preferita, Selva di Val Gardena. La situazione si risolse con il varo di un nuovo governo identico al primo, che per questo passerà alla storia come governo fotocopia. L’estate del 1982 comunque sarà probabilmente ricordata però soprattutto per la vittoria degli Azzurri ai mondiali di Spagna di quell’anno. Dopo un percorso difficile e non esattamente brillante (3 pareggi contro Perù, Camerun e Polonia), con una riscossa sul finale (la vittoria prima sull’Argentina e poi sul Brasile) e poi con la vittoria della sfida decisiva (3-1 contro la Germania Ovest) l’Italia del CT Bearzot e dei mitici Pablito Rossi, del Bell’Antonio Cabrini, di Zoff, Tardelli e Scirea divenne campione del mondo per la terza volta. L’esultanza del Presidente Pertini durante la finale, e il suo mitico “Ormai non ci prendono più!” al terzo goal della Nazionale, rimarrà nella storia del nostro calcio, come l’altrettanto mitica partita di scopone tra Pertini, Bearzot, Causio e Zoff disputata sull’aereo di ritorno in Italia con la Coppa del Mondo sul tavolinetto. Questa vittoria, festeggiatissima in patria, ridiede nuovo slancio al paese, che cercava ancora di svincolarsi dal grigiore degli anni di piombo.

Se si parla di anni ‘80 però non si può non parlare di Bettino Craxi. Il nuovo rampante leader socialista, divenuto segretario del PSI nel 1976, ha rappresentato un punto di svolta nel modo di fare politica in Italia, tanto per il modo di governare, nel segno di un forte decisionismo, quanto per lo stile personale. Craxi infatti rappresentò una vera novità nel nostro panorama politico, facendosi largo con un vitalismo e un modernismo mai visti prima tra i grigi democristiani e i ferrigni comunisti, intercettando i cambiamenti di una società che si stava aggiornando e cambiando definitivamente pelle. Il segretario socialista è forse il primo leader che si pone in maniera informale e disinvolta ai cittadini; in primis parlando in maniera chiara e semplice e poi indossando giubbotti di pelle, occhiali da sole e jeans. Craxi e la sua nuova dirigenza di socialista composta per lo più da quarantenni non rinunciano poi ai piaceri della vita, fedeli ai nuovi standard della Milano da bere e dell’edonismo reaganiano: mangiano, bevono, fanno l’amore (l’eurodeputato Carlo Ripa di Meana sarà soprannominato Orgasmo da Rotterdam), vanno a ballare in discoteca (il ministro del lavoro Gianni de Michelis nel 1988 pubblica il libro Dove andiamo a ballare questa sera? Guida a 250 discoteche italiane) e ovviamente vanno in vacanza. Potremmo dire che il primo politico effettivamente balneare è proprio Craxi, sono numerosissime le foto che lo ritraggono nelle sue vacanze anche in mete esotiche, soprattutto in Tunisia, intento a fare il bagno o a prendere il sole in pareo; un vero cambio di passo rispetto agli ingessati leader democristiani.

In alcune di queste foto inizia ad esserci anche un imprenditore molto amico di Craxi che dal decennio successivo si imporrà come protagonista della vita politica italiana per un trentennio, Silvio Berlusconi. Questi, seguendo la strada tracciata proprio dal segretario del PSI, romperà definitivamente le regole della comunicazione politica preesistente, fondendo insieme pubblico e privato in maniera indissolubile. Nei momenti di vacanza lo stile del Cavaliere si faceva più sciolto e i doppiopetti blu lasciavano il posto alle camicie bianche e perfino ad una bizzarra bandana, che si scoprirà in seguito si era resa necessaria per coprire un intervento di rinfoltimento dei capelli. Proprio nelle estati in cui era presidente del Consiglio, la sua villa in Sardegna, villa Certosa, divenne una succursale di Palazzo Chigi e furono suoi ospiti George W Bush, Tony Blair, Vladimir Putin e José Maria Aznar, e anche un Bossi in canottiera bianca, per marcare la distanza del guerriero padano dal lusso patinato del Cavaliere. La faraonica villa, circondata da un immenso parco, comprendeva anche un tunnel sottomarino, un monolite nero realizzato attraverso la scultura di un meteorite caduto nelle steppe della Siberia, un nuraghe, un anfiteatro, piscine coperte e scoperte, una sala teatrale, una pizzeria, una gelateria e infine un vulcano finto (che ha fatto più volte allarmare vicini e pompieri). Durante uno dei ricevimenti, racconta il giornalista Filippo Ceccarelli, erano previsti dei fuochi d’artificio per terminare la serata in onore di Putin; questi però invece di puntare al cielo, partirono in direzione del Presidente della Federazione Russa, facendo allarmare le sue guardie del corpo che temevano per un attentato.
E negli ultimi anni? Sicuramente Aldo Moro in giacca e cravatta a Terracina rimane un ricordo piuttosto appannato, visto che oggi spesso e volentieri i nostri rappresentanti non hanno la cravatta neanche in contesti ufficiali. Le nostre estati, molto più modestamente per dirla con un eufemismo, hanno visto al centro Matteo Salvini, che, costume da bagno indossato e mojito alla mano, cercò di far andare il paese ad elezioni anticipate dal Papeete Beach di Milano Marittima, intravedendo la fine del governo giallo-verde per sfruttare i sondaggi che lo davano favoritissimo. In realtà questo colpo di testa balneare si rivelò l’inizio del tracollo di Salvini, costretto ad assistere alla nascita di un nuovo esecutivo dal quale si ritrovò escluso perché formato da PD e Movimento 5 stelle.

Ora, non vogliamo essere pessimisti e rovinare le vacanze ai nostri lettori, ma, ripercorrendo questa cronaca vacanziera dei nostri più o meno eminenti rappresentanti, sembra tornarci alla mente la caduta dell’impero romano, che per molti storici fu causata proprio da un certo rammollimento dei costumi, in questo caso diremmo da bagno… sarebbe troppo facile chiudere con un lapidario mala tempora currunt, per questo ci limitiamo a lasciare una libera interpretazione di quanto raccontato.
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