Giappone: la “lady di ferro” Sanae Takaichi si arrugginisce alle prime crepe di governo
- Giada Aquilini
- 16 ott
- Tempo di lettura: 6 min
Sembra che il Giappone, paese ancora fortemente maschilista, fosse finalmente pronto ad accogliere per la prima volta una donna come premier con la vittoria di Sanae Takaichi al ballottaggio. Ma la situazione si è subito incrinata: il partito Komeito ha annunciato l’uscita dalla coalizione con il Partito Liberal-Democratico (Jimintō), che domina la politica giapponese da oltre settant’anni. A dieci giorni dall’apertura della sessione straordinaria della Dieta (organo legislativo del Paese), la nuova leader del PLD è ora costretta a cercare nuovi alleati per non vedere andare in fumo i risultati politici finora raggiunti.

Chi è Sanae Takaichi?
Classe 1961, laureata in economia aziendale all’Università di Kobe, Takaichi ha fatto parlare di sé per la sua esperienza come analista legislativa al Congresso degli USA. Figlia di una poliziotta e di un impiegato nel settore automobilistico, irrompe nella scena politica giapponese nel 1993, vincendo un seggio alla Camera Bassa come Indipendente. Tre anni dopo, entra nel PLD, il partito centrista e moderato al vertice della politica nipponica quasi ininterrottamente dal dopoguerra.
Nel corso della sua carriera è stata eletta ministra degli Interni e della Sicurezza Economica. Il suo percorso politico è abbastanza singolare, anche in relazione alla sua personalità: ex batterista heavy metal ed ex conduttrice televisiva, Takaichi rappresenta una figura di rottura in un Parlamento di modesta rappresentanza femminile, dove le donne non superano il 15% dei seggi. Dopo due tentativi fallimentari, il terzo si è rivelato quello decisivo: ha vinto le elezioni interne del PLD per sostituire Shigeru Ishiba, dimessosi a inizio settembre da premier e presidente del partito. La 64enne conservatrice è ora la prima donna leader del principale partito giapponese.
Non è però l’unica figura femminile alla guida di un movimento con rappresentanza parlamentare, - ricordiamo Tomoko Tamura, presidente del Partito Comunista di Tokyo - ma è la sola a poter aspirare alla guida dell’esecutivo.
Un profilo politico atipico
Tra i tratti che più avrebbero segnato la sua immagine pubblica - anche sul piano mediatico - sicuramente quello più discusso è la sua ammirazione dichiarata per l’ex premier britannica Margaret Thatcher. Takaichi racconta di averla incontrata a un simposio poco prima della sua morte nel 2013: “«Il mio obiettivo è diventare la lady di ferro», dichiarò allora, esplicitando il suo modello politico di riferimento.
Eppure, le sue politiche economiche la allontanano dal liberismo thatcheriano: convinta sostenitrice della spesa pubblica, dei tassi bassi e dello yen debole. Takaichi incarna una visione più interventista. Per questo, alcuni osservatori, anche in considerazione della fragilità del partito che sta ereditando, la accostano a un’altra premier inglese: Liz Truss, alla guida di un governo fallimentare di 40 giorni, sempre di ispirazione Thatcher.

Donna in politica ma non politica per le donne
I suoi detrattori la definiscono “talebana”: una donna non femminista, con un programma di nazionalismo culturale e protezionismo sociale. Lei stessa si dichiara ostile a ogni infrazione della tradizione: contraria ai matrimoni omosessuali, alla possibilità per marito e moglie di mantenere i rispettivi cognomi e all’ipotesi che il Paese possa avere “un’imperatrice”.
La rivoluzione femminile, per Takaichi, sembra fermarsi alla sua figura: la sua politica conferma il ruolo marginale della donna nella storia del Paese. Le donne con un ruolo politico di rilievo in Giappone si possono contare sulle dita di una mano: sei imperatrici e un paio di reggenti durante la dinastia imperiale o tra le famiglie shogunali, ricordate per la loro guida ferma e intelligente nell’attesa di un erede maschio.
Secondo la mentalità confuciana, la donna ha un ruolo subordinato all’uomo, tanto da essere citata solo nelle relazioni maritali tra le cinque relazioni fondamentali (sovrano suddito, genitore figlio, marito e moglie, fratello maggiore e fratello minore, e amico e amico). Persino la lingua riflette questa disparità: il termine “imperatrice” che si traduce in giapponese, solo al maschile “imperatore”. Quindi negli 8 casi di imperatrici e reggenti si parlava di “imperatore donna” o semplicemente “tenno”, imperatore.
Cosa eredita Sanae dal suo predecessore
Shigeru Ishiba era il primo ministro fino al 7 settembre 2025. Si è dimesso dopo la dura sconfitta elettorale nelle recenti elezioni per il rinnovo delle Camere e per lo scandalo dei fondi neri che ha coinvolto il partito liberal democratico. Le letture su queste dimissioni divergono: secondo l’emittente pubblica Nhk, la scelta puntava a evitare divisioni interne, mentre per il quotidiano Asahi Shimbun si trattava di una resa alle pressioni politiche.
L’ex premier, 68 anni, assumeva la carica di capo del governo il 1 ottobre 2023, ma fin dall’inizio era stato definito “l’improbabile premier”. Il suo mandato è stato segnato dal crollo dei mercati finanziari, l’Ishiba Shock, e in seguito dalla perdita della maggioranza alla Camera bassa, come risultato peggiore dal 2009. Sicuramente non hanno aiutato la battaglia sui dazi di Trump, la crisi demografica e lo stallo dei consumi
Il 20 luglio subentra la perdita della maggioranza anche al Senato, decisiva per Ishiba: mai venne registrata una disfatta tale per entrambe le camere del parlamento dalla fondazione del partito (1955).
In questo clima di incertezza per la quarta economia su scala mondiale, subentra una leader donna dal carattere deciso. «Abbandonerò completamente il concetto di equilibrio tra lavoro e vita privata. Lavorerò, lavorerò, lavorerò, lavorerò e continuerò a lavorare ancora», ha dichiarato dopo la vittoria, chiedendo impegno instancabile ai suoi sostenitori. Si mostra sin da subito pronta a prendere le redini di un partito logorato dal malgoverno precedente e a dare il massimo per rendere efficiente il suo operato.
Vince al ballottaggio con Shinjiro Koizumi per l’elezione del presidente del PLD, ottenendo 185 voti contro i 156 del candidato rivale. Koizumi, 44enne, rappresentava l’ala moderata del partito e puntava a diventare il premier più giovane degli ultimi 100 anni, circa trent’anni prima dell’età in cui lo fu suo padre Junichiro.
Japan is back!
«Accogliere troppe persone troppo diverse dalla nostra cultura rischia di rendere la società più nervosa»: così la leader ha presentato il suo programma politico contrario all’immigrazione, proposta dai governi precedenti come soluzione alla crisi demografica. L’ultra-conservatrice è stata definita “ex pupilla” del premier assassinato Shinzo Abe, di cui ne riprende parte delle politiche di stimolo Abenomics: più spesa pubblica e meno vincoli fiscali. Nel suo piano figurano anche un’alleanza sulla sicurezza con Taiwan - isola rivendicata dalla Cina con cui inevitabilmente si incrinerebbero i rapporti - e un piano fiscale espansivo per sostenere redditi e consumi, con il fine di contrastare l’aumento del costo della vita.
Rientrano nel programma anche il rafforzamento dell’alleanza militare con gli USA e una maggiore autonomia nelle capacità di difesa. Ha chiesto la revisione della Costituzione pacifista giapponese del dopoguerra per riconoscere il ruolo delle Forze di autodifesa. Frequenti e controverse le sue visite al santuario di Yasukuni, dove vengono commemorati i caduti del secondo conflitto mondiale, compresi quelli condannati per crimini di guerra, gesto che in passato aveva provocato tensioni con Cina, Corea del Sud e perfino Washington.
Possiamo riassumere i suoi obiettivi con lo slogan inglese “Japan is Back”: -il Giappone è tornato- ha annunciato. Per ricompattare il partito Takaichi dovrà ora trovare un equilibrio delicato, moderando i toni per non spaventare gli elettori moderati nel presentarsi come una conservatrice pragmatica. Al contempo, però, non può ammorbidirsi troppo, altrimenti rischierebbe di perdere il consenso della destra populista, oggi rappresentata da movimenti emergenti come il partito anti-immigrazione Sanseito, di estrema destra, passato con lo slogan “prima il Giappone” da un seggio a quindici.

L’equilibrio compromesso
La necessità di un nuovo premier per il Giappone appare direttamente proporzionale alla necessità della nuova leader di ottenere il sostegno dei partiti di opposizione. Al programma che Takaichi ha intenzione di portare avanti, il partito centrista e conservatore Komeito - partito del "governo pulito” - ritira il sostegno al PLD, con cui governa in coalizione. Se consideriamo che, anche sommando i propri seggi al Parlamento, i due partiti non arrivavano alla maggioranza, ora la situazione sarà ancora più complicata per l’elezione della nuova leader.
Tetsuo Saito, presidente del partito, si è detto contrario alla proposta di legge che limiterebbe le donazioni dell'azienda ai partiti e ne vieterebbe ai singoli politici. Denuncia quindi la linea troppo conservatrice (in particolare la partecipazione al santuario) e la mancanza di collaborazione del PLD su temi condivisi, ma garantisce la collaborazione su quelli di stessa posizione. Il Komeito è affiliato alla scuola buddista laica, quindi alleato del Partito Liberal-Democratico da 26 anni, di cui 22 al vertice dell’esecutivo. “Dato che non abbiamo ricevuto una cooperazione chiara e concreta da parte dell’LDP riguardo alle nostre richieste, e se queste riforme si rivelassero impossibili da realizzare” il partito si dice impossibilitato a sostenere la candidatura di Sanae.
Prospettive future per il Giappone
Nonostante l’incertezza politica, i mercati hanno reagito con entusiasmo alla sua vittoria interna: l’indice Nikkei è salito del 4,75% toccando i massimi storici. In Giappone si percepisce un ottimismo diffuso per il possibile ritorno a politiche fiscali espansive in stile Abenomics, e dalla speranza di un atteggiamento di confronto con le altre forze politiche. Tra i settori che potrebbero beneficiarne: edilizia, informatica e cantieristica navale. Anche l’aumento delle spese militari assieme al sistema di frenata assistita di possibili rialzi della Bank of Japan, potrebbe sostenere la crescita, in attesa della decisione del Parlamento, prevista per la settimana del 20 ottobre, quando i deputati saranno chiamati a decidere il nuovo premier.
Ma il nodo politico resta: dopo la rottura con Komeito, nessun partito dispone di una maggioranza in entrambe le camere dopo le sconfitte alle elezioni dell’ultimo anno di Ishiba. Takaichi dovrà quindi trattare con i principali partiti dell’opposizione per l’approvazione di qualsiasi disegno di legge.
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