top of page

IL PROBLEMA ERA IL TELEFONO

  • Lorenzo Piccheri
  • 3 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

E se l'interconnessione si disconnette?


IL PROBLEMA ERA IL TELEFONO


Mentre sui social sono già virali le immagini dei cittadini delle zone colpite che, in assenza di connessioni e linee di comunicazione telefonica, sono tornati a popolare le strade e i parchi in un quadro di ritrovata “pura vida”, la situazione rimane ancora incerta.


“Quando la luce è andata via ero nella biblioteca dell’università e pensavamo che fosse solo un problema della biblioteca. Ma poco a poco sono iniziati ad arrivare dei messaggi: prima è successo a Madrid, poi in Spagna, poi in Francia, poi in Portogallo, persino in Svizzera… Poi sono uscito dalla biblioteca e c’era tutta la gente fuori, tranquilla, al sole, parlavano con le torce accese, giocavano insieme.  La gente abbia vissuto come se tutto si fosse fermato e si è messa a fare cose che nella vita quotidiana non fa, come durante la quarantena.” 

Così ha commentato uno studente universitario intervistato. Sebbene la causa sia ancora sconosciuta, la compagnia energetica portoghese Ren riterrebbe responsabile un fenomeno noto come “vibrazione atmosferica indotta”, caratterizzato da estreme variazioni di temperatura nell’entroterra spagnolo, le quali avrebbero danneggiato le linee elettriche. 

Ciononostante, questa pista è stata esclusa dalla rete nazionale spagnola, che nella giornata di martedì 29 ha anche eliminato dalla lista dei sospettati un attacco cibernetico.

Non è però tutto oro ciò che luccica: se da una parte l’assenza di internet ha permesso ai cittadini iberici di vivere uno spaccato della vita pre-telefonica, dall’altro la situazione di crisi ha portato ad una corsa alle provviste, sintomo di insicurezza, riportando alla mente le immagini tristemente note della pandemia del 2020 con gli scaffali dei supermercati vuoti.

Inoltre, l’assenza di linea elettrica ha reso estremamente pericolosa la circolazione nelle città, in quanto i sistemi di segnaletica elettronica (come i semafori) erano fuori uso. Con questi, anche mezzi pubblici come filobus o metropolitane hanno dovuto interrompere la circolazione. Gli aeroporti hanno visto la cancellazione di numerosi voli, mentre le case site ai piani più alti sono rimaste senz’acqua, in quanto questa viene trasportata mediante pompe elettriche.




Sempre più spesso l’intero sistema economico/sociale mondiale viene messo in crisi da un singolo evento scatenante. Ne sono due esempi il blocco del canale di Suez e l’attacco a Colonial Pipeline, entrambi del 2021.

Il 23 marzo 2021 la Ever Given, una nave portacontainer lunga 400 metri, si incagliò nella sponda orientale del canale di Suez, a causa di improvvise raffiche di vento che ne deviarono la rotta. Ciò portò al blocco di uno degli stretti più trafficati al mondo, attraverso il quale transita il 12% del traffico mercantile mondiale. Il canale rimase bloccato per 6 giorni, impedendo così alle navi provenienti dal Mediterraneo e dal Golfo Persico di transitare.

Il blocco ha causato perdite che arrivano a 9 miliardi di dollari al giorno, con tempi di percorrenza aumentati da 7 a 20 giorni. Inoltre, il mancato arrivo delle materie trasportate dalle navi in coda ha peggiorato la crisi delle catene di fornitura, già al tempo messe in difficoltà dalla situazione pandemica, in quanto i calendari di spedizione vennero totalmente stravolti.

Solo poche settimane dopo, il 7 maggio del 2021, gli Stati Uniti d’America si trovarono ad assistere ad un’altra crisi delle cosiddette “infrastrutture critiche”: il gruppo criminale informatico DarkSide lanciò un cyber-attacco verso la rete di oleodotti americani di Colonial Pipeline. 8850 chilometri di condutture vennero messi ko, paralizzando circa 400 milioni di litri di petrolio in forniture.

Un attacco tramite ransomware, un malware che blocca l’accesso ai sistemi crittografando i dati, che rese impossibile l’approvvigionamento di carburante sulla maggior parte della costa orientale statunitense, la zona più densamente popolata della nazione. Le conseguenze furono devastanti, con lunghe code ai distributori e oltre il 70% delle stazioni di servizio dell’area rimaste a secco. Inoltre, ci fu un’automatica impennata dei prezzi del carburante a livello nazionale, che superarono i 3 dollari al gallone per la prima volta dal 2014.


Quelli citati sono solo tre esempi di come, da un evento relativamente piccolo un’intera nazione, una porzione di continente o addirittura il mondo intero possano essere messi in crisi, a causa dell’estrema fragilità del nostro sistema economico. 


Senza essere tacciato di sauvagisme, l’interconnessione economica, commerciale e tecnologica ha sicuramente migliorato la qualità della vita dell’uomo ma se questa si sconnette? Questa rete, che volgarmente chiamiamo globalizzazione, che un tempo credevamo invincibile e inarrestabile ha dato segni di cedimento e a sembrare “vincibili” siamo diventati noi.


ความคิดเห็น


bottom of page