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L’internet dei pagamenti: il potere silenzioso di Visa, Mastercard e Swift

  • Mario Mariano
  • 12 nov
  • Tempo di lettura: 6 min

La rete che muove il mondo


Ogni giorno miliardi di transazioni scorrono in silenzio sotto la superficie del sistema economico globale. Non le vediamo, non le sentiamo, ma sono lì: carte di credito, bonifici, acquisti online, trasferimenti tra banche e fondi sovrani. È un flusso continuo di dati e denaro che tiene in vita la globalizzazione come il sangue tiene in vita un corpo.

Dietro questo flusso, apparentemente neutrale, si nasconde un’infrastruttura precisa, costruita e controllata da pochi attori.


Tre nomi, in particolare, dominano la scena: Visa, Mastercard e Swift. Non emettono moneta, non fanno credito, non fissano i tassi d’interesse. Eppure, senza di loro, il denaro non si muove. Sono l’equivalente finanziario dell’internet, ma senza la stessa libertà: una rete chiusa e selettiva.

Ogni pagamento digitale che effettuiamo passa attraverso server, protocolli e algoritmi che appartengono a questo triumvirato. Visa e Mastercard elaborano insieme oltre 400 miliardi di transazioni l’anno, mentre Swift connette più di 11.000 istituzioni finanziarie in oltre 200 Paesi. Loro non decidono dove il denaro deve andare, ma decidono se può muoversi.

Questa distinzione è la chiave del loro potere. Nel XXI secolo, chi controlla la possibilità di muovere il denaro controlla la sostanza stessa dell’economia. È un potere invisibile ma reale, che attraversa banche centrali, governi, aziende e cittadini.


Il mondo se n’è accorto nel febbraio 2022, quando, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno imposto sanzioni finanziarie senza precedenti. Nel giro di poche ore, Visa e Mastercard hanno sospeso i loro servizi in Russia e Swift ha escluso gran parte del sistema bancario russo dalla propria rete. Non c’è stato bisogno di un blocco navale, né di un embargo fisico: la Russia è stata disconnessa. Milioni di carte sono diventate inutilizzabili. Le banche non potevano più comunicare con i corrispondenti internazionali. Le imprese non riuscivano a pagare o incassare. Era la dimostrazione plastica che, nell’era digitale, chi controlla le infrastrutture dei pagamenti può spegnere un’economia intera.


L’anatomia del potere

Visa e Mastercard nascono negli Stati Uniti negli anni Sessanta, in un periodo in cui la società dei consumi stava esplodendo e il contante cominciava a sembrare antiquato. Erano reti cooperative tra banche, create per semplificare i pagamenti e facilitare il credito ai consumatori. Poi, negli anni ’80 e ’90, si trasformano in corporation globali, quotate a Wall Street. Oggi operano in oltre 200 Paesi, ma la loro governance rimane saldamente americana. I principali data center sono negli Stati Uniti; le regole di compliance seguono gli standard fissati dal Tesoro e dalle autorità finanziarie di Washington; e, in caso di crisi geopolitiche, le società devono adeguarsi alle sanzioni dell’OFAC (Office of Foreign Assets Control).

La loro neutralità è quindi relativa: Visa e Mastercard rappresentano una forma di potere economico allineato alla politica statunitense, anche se formalmente si presentano come aziende globali.


Swift, invece, nasce in Europa nel 1973, in Belgio, come alternativa al vecchio sistema di messaggistica bancaria basato sul telex. Doveva essere uno strumento neutrale per facilitare le comunicazioni tra banche. Ma con il tempo anche Swift si è integrata nel sistema finanziario occidentale. La maggior parte dei messaggi che gestisce riguarda operazioni in dollari, e molte delle sue regole operative si coordinano con quelle del sistema americano. In sintesi: l’infrastruttura attraverso cui passa gran parte del denaro mondiale non appartiene al mondo, ma a un’area geopolitica precisa. È un’estensione del potere economico dell’Occidente. Questa realtà pone una questione centrale: 


cosa significa sovranità nell’era della finanza digitale?


Un tempo si misurava in eserciti o riserve auree. Oggi si misura nella capacità di restare connessi. Chi controlla le connessioni del denaro possiede una forma di sovranità nuova, impalpabile ma decisiva.


L’Europa senza rete

L’Europa è tra le prime potenze economiche del pianeta, ma dipende interamente da infrastrutture di pagamento esterne. Ogni carta, ogni bonifico, ogni operazione digitale passa per circuiti gestiti fuori dai confini europei.

Il progetto dell’European Payments Initiative (EPI) nasce nel 2020 per colmare questo vuoto. Doveva creare un sistema di pagamento europeo, un circuito comune per carte, app e bonifici. Ma, come spesso accade nel vecchio continente, le buone intenzioni si sono arenate nella complessità delle regole e nella frammentazione degli interessi bancari.

Oggi l’EPI esiste solo come consorzio in fase di test, mentre il grosso delle transazioni europee continua a transitare per Visa e Mastercard.

La conseguenza è che l’Europa, pur parlando di autonomia strategica, resta dipendente da infrastrutture americane.

È come costruire un grattacielo su fondamenta di qualcun altro: finché tutto funziona, non ci si pensa; ma quando arriva il terremoto, ci si accorge della fragilità. Non è un caso che le discussioni sulla “sovranità digitale” abbiano cominciato a includere anche la dimensione finanziaria. In un mondo dove il contante scompare e tutto passa per canali digitali, non avere un proprio sistema di pagamenti significa essere vulnerabili.

Basta un’interruzione o un blocco normativo per paralizzare interi settori economici.


Il mondo si divide in circuiti

Dopo il caso russo, ogni Paese ha iniziato a costruire il proprio piano B:

La Cina ha creato il CIPS (Cross-Border Interbank Payment System), un sistema alternativo a Swift che consente di regolare i pagamenti internazionali in yuan.L’India ha sviluppato UPI (Unified Payments Interface), una piattaforma di pagamenti digitali istantanei oggi utilizzata da centinaia di milioni di persone.

La Russia ha lanciato il circuito di carte Mir e la rete interbancaria SPFS.


È un fenomeno nuovo: la frammentazione del sistema dei pagamenti. Dopo decenni di globalizzazione finanziaria, il mondo torna a dividersi in blocchi. Non più ideologici come durante la Guerra Fredda, ma tecnologici e infrastrutturali. Ogni circuito rappresenta una sfera d’influenza. L’integrazione economica del futuro non dipenderà solo dai trattati commerciali, ma dalla compatibilità dei protocolli. E in questo scenario, la rete dei pagamenti è la nuova geografia del potere.


Pagare è comunicare

C’è poi un aspetto che raramente si considera: i sistemi di pagamento non trasferiscono solo denaro, ma informazioni. Ogni transazione produce dati: dove siamo, cosa compriamo, quanto spendiamo, con chi ci relazioniamo. Questi dati, aggregati e analizzati, raccontano molto più di una statistica economica: descrivono il comportamento sociale di intere popolazioni.

Visa e Mastercard, in quanto gestori di flussi di dati globali, sono anche colossi dell’informazione economica. Le loro piattaforme analitiche vengono utilizzate per elaborare tendenze di consumo, previsioni macroeconomiche e modelli di rischio. In un certo senso, conoscono i cittadini meglio delle banche centrali. È un potere silenzioso, costruito sul valore dell’informazione.Perché sapere come si muove il denaro significa poter prevedere dove andrà il potere.


Le valute digitali e il ritorno dello Stato

Di fronte a questa concentrazione privata, le banche centrali cercano di riprendersi parte del controllo. Nascono così le valute digitali di Stato (CBDC), versioni elettroniche ufficiali della moneta nazionale.

La Cina è già in fase avanzata con lo yuan digitale, sperimentato in decine di città. La BCE lavora all’euro digitale, previsto per il 2028.

Anche la Federal Reserve studia un dollaro digitale per difendere la supremazia del biglietto verde.


L’obiettivo è duplice: rendere i pagamenti più efficienti e ridurre la dipendenza dalle reti private. Ma le implicazioni sono complesse: una valuta digitale di Stato permette un controllo totale sui flussi di denaro, ogni transazione è tracciabile e ogni spesa è visibile.

In teoria, questo può prevenire evasione e criminalità. In pratica, può trasformarsi in uno strumento di sorveglianza di massa, un Grande Fratello traslato di 80 anni.

Il rischio è che la sovranità digitale si trasformi in un controllo totale del cittadino.

La promessa della moneta elettronica contiene in sé la possibilità del suo contrario: la fine dell’anonimato economico.


Chi decide cosa è pagabile

C’è un’altra forma, più sottile, di potere finanziario: la facoltà di escludere.

Negli ultimi anni Visa e Mastercard hanno iniziato a vietare transazioni in alcuni settori per motivi di reputazione o di conformità normativa. Si tratta spesso di scelte condivisibili, ma il principio resta delicato: un soggetto privato, senza mandato democratico, decide cosa può o non può essere pagato. In una società senza contante, rifiutare una transazione equivale a negare un diritto. È una forma di censura economica invisibile, che si esercita non attraverso la legge ma attraverso il codice. Nessuna sanzione, nessun processo: solo un messaggio sullo schermo: “Transazione rifiutata”.


La sovranità del XXI secolo

Le infrastrutture dei pagamenti sono diventate il nuovo terreno della competizione globale. Swift contro CIPS, UPI contro Visa, euro digitale contro dollaro digitale: non è una guerra commerciale, è una guerra di protocolli. Chi impone il proprio standard di pagamento impone anche le proprie regole, raccoglie i dati, orienta i flussi. Nel Novecento la sovranità si costruiva con fabbriche e materie prime, oggi si costruisce con reti e algoritmi.

Chi controlla i canali attraverso cui si muove il denaro può condizionare intere economie senza mai dichiarare una guerra. Visa, Mastercard e Swift non hanno confini, ma creano confini. Decidono chi è dentro e chi resta fuori. Sono il sistema circolatorio della globalizzazione, il meccanismo che tiene in vita il duopolio economia-mondo. E come accade per ogni sistema vitale, ce ne accorgiamo solo quando si ferma.

Oggi il potere non si mostra con muscoli o manifesti ma lo si esprime silenziosamente, nel momento giusto, proibendo ed escludendo. Poiché non c’è forma più grande di potere se non quella di decidere.

 
 
 

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