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La catastrofe umanitaria in Yemen

  • Jacopo Marinacci
  • 19 ago
  • Tempo di lettura: 6 min
Yemen

Nonostante i conflitti di cui siamo abituati a sentir parlare meritino tutte le attenzioni che stanno ricevendo, forse noi, come umani, mossi proprio da ciò che accade in quei luoghi, dovremmo aprire gli occhi, e sforzarci di guardare ad altri contesti, oltre a quelli che ci vengono mostrati in tv e su instagram. Per questo

Lo Yemen è uno di quei posti di cui qui da noi, in occidente, si sente parlare solo per morte e bombardamenti. Quanta morte? Quanti bombardamenti? E soprattutto, perché?.


La catastrofe yemenita è il prodotto di un panorama politico disperatamente frammentato, le cui radici affondano in rimostranze storiche, incendiate dalla Primavera Araba del 2011 e successivamente internazionalizzate dagli interventi strategici delle potenze regionali, in particolare l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l'Iran, il tutto alimentato dalla complicità delle nazioni occidentali. Ciò ha portato a una guerra combattuta non solo sul campo di battaglia, ma anche attraverso la sistematica strumentalizzazione dell'economia, e della popolazione civile, conducendo a un disastro umanitario di scala e complessità senza precedenti.



La catastrofe umanitaria in Yemen e i suoi numeri:

Il bilancio del tributo umano è sconcertante, una stima delle Nazioni Unite, dell’ormai lontano 2021, fissava a circa 380.000 le vittime della logorante guerra civile protratta da tempo.

Quasi il 60% delle vittime è stato provocato da cause indirette come la mancanza di acqua potabile, la fame e il collasso del servizio sanitario nazionale.

Think Tank di monitoraggio hanno riportato circa 24.600 raid aerei, che hanno causato la morte di circa 19.000 civili: le armi più letali di questa guerra non sono le bombe, ma le malattie e la fame.


La nazione sfollata:

Il 14% della popolazione yemenita, 4.5 milioni di persone, rientra nella categoria di sfollati interni, rendendo quella dello Yemen la sesta peggior crisi di sfollamento interno a livello globale. C’è inoltre un catastrofico dettaglio: l’80% di questi sfollati interni sono donne e bambini. 


Il collasso del servizio sanitario nazionale e le epidemie:

Meno del 50% delle strutture sanitarie sul territorio nazionale yemenita possono essere considerate pienamente funzionanti. Sono molte le storie di medici, che pur non percependo uno stipendio regolare da anni continuano a lavorare in condizioni impossibili. Questo collasso ha spalancato le porte alla più grande epidemia di colera della storia moderna, con 2.5 milioni di casi sospetti e migliaia di decessi, per una malattia che in condizioni “accettabili” del servizio sanitario nazionale, si potrebbe curare con facilità. Sono inoltre ricorrenti focolai di morbillo, poliomielite e difterite, anch’esse tutte malattie prevenibili con i rispettivi vaccini, le cui catene di distribuzione sono state interrotte dalla guerra.


L’arma più potente: La malnutrizione 

I bambini sono i grandi sconfitti di questa guerra: in Yemen c’è uno dei tassi di malnutrizione infantile più alti al mondo, si stima che circa di 2.2 milioni di bambini soffrano di malnutrizione acuta, e circa 540.000 di malnutrizione acuta grave, quasi sempre fatale. La tragedia è simile per le donne, circa 1,4 milioni di donne incinte o in allattamento sono a loro volta gravemente malnutrite, perpetuando un ciclo intergenerazionale di sofferenza e vulnerabilità.


La totale distruzione dell’economia yemenita:

Non fu una diretta conseguenza delle guerre, ma una strategia impiegata dalla coalizione a guida saudita tramite blocchi navali e terrestri, per mettere in ginocchio la popolazione civile e ottenere vantaggi militari e politici. Dall'inizio della guerra nel 2015, l'economia yemenita si è contratta di oltre il 50%. Il PIL reale pro-capite è crollato del 58%, spingendo oltre l'80% della popolazione al di sotto della soglia di povertà. Ci troviamo di fronte a un collasso economico totale. Il conflitto ha inoltre comportato la distruzione sistematica di infrastrutture critiche. Raid aerei e combattimenti a terra hanno demolito strade, ponti, porti, fabbriche, centrali elettriche e sistemi idrici, paralizzando ogni capacità del paese. Si stima che circa un terzo delle strade asfaltate siano state distrutte, isolando comunità e rendendo il trasporto di beni e aiuti un'impresa ardua e costosa, il costo dell’acqua trasportata con le cisterne è aumentato del 400%. Pertanto, i blocchi navali e terrestri non sono solo una tattica militare; sono una strategia di collasso sociale, progettata per rendere la sopravvivenza al di fuori degli aiuti stranieri quasi impossibile, creando così la massima leva attraverso una sofferenza ingegnerizzata.


Complicità Internazionale e Fallimenti Diplomatici:

Il perpetuarsi del conflitto yemenita non sarebbe stata possibile senza il ruolo attivo delle potenze globali, che hanno alimentato le fiamme della guerra, e i ripetuti fallimenti di un processo di pace internazionale incapace di affrontare le cause profonde della crisi. La guerra in Yemen è stata resa più lunga e letale dal costante afflusso di armi e supporto militare da parte di attori esterni.

Vendite di Armi Occidentali: Stati Uniti, Regno Unito e Francia sono stati i principali fornitori di armi alla coalizione a guida saudita. Dal 2015, solo gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno autorizzato trasferimenti di armi all'Arabia Saudita per un valore superiore a 5 miliardi di dollari. Le vendite totali occidentali agli Emirati Arabi Uniti ammontano ad almeno 3,5 miliardi di dollari. Queste vendite includono aerei da combattimento, elicotteri, bombe a guida laser Paveway, missili Patriot e munizioni a grappolo, vietate a livello internazionale. Frammenti di queste armi sono stati ripetutamente documentati da organizzazioni per i diritti umani e dalle Nazioni Unite in siti di attacchi illegali contro civili, scuole, ospedali, mercati e funerali.

Supporto Militare Diretto: Oltre alla vendita di armi, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno fornito un supporto logistico e di intelligence cruciale alla coalizione, inclusi il rifornimento in volo per gli aerei da guerra e l'assistenza nella selezione dei bersagli. Questo coinvolgimento diretto, secondo il diritto internazionale, li rende di fatto parti del conflitto.


Il Paradosso della Complicità

Emerge una vergognosa contraddizione: le stesse nazioni occidentali che sono i principali fornitori militari della coalizione sono anche tra i maggiori donatori umanitari per lo Yemen. Tuttavia, le loro spese per gli aiuti sono irrisorie se confrontate con il valore dei contratti di armi, creando un ciclo perverso in cui forniscono sia le bombe che distruggono, sia gli aiuti per alleviare la crisi che hanno contribuito a creare.

Il Ruolo dell'Iran: Il sostegno iraniano è stato fondamentale per la capacità degli Houthi di sostenere lo sforzo bellico e proiettare la propria potenza militare, in particolare nel Mar Rosso. I rapporti del Gruppo di Esperti delle Nazioni Unite sullo Yemen hanno documentato a più riprese il contrabbando di armi di origine iraniana verso gli Houthi, in violazione dell'embargo sulle armi imposto dal Consiglio di Sicurezza.

Un Processo di Pace Infranto: Una Storia di Fallimenti

Gli sforzi diplomatici internazionali per porre fine alla guerra sono stati caratterizzati da una serie di fallimenti, spesso dovuti a una comprensione superficiale delle dinamiche del conflitto e alla mancanza di una reale volontà politica da parte degli attori in guerra.

Ragioni Fondamentali del Fallimento Diplomatico:

  1. Dinamiche da "Spoiler": Le parti in conflitto, in particolare gli Houthi, hanno costantemente utilizzato i negoziati come una tattica per riorganizzarsi militarmente e ottenere concessioni senza cederne a loro volta, dimostrando una mancanza di reale impegno per la pace.

  2. Obiettivi Inconciliabili: Gli obiettivi finali delle principali fazioni yemenite, una teocrazia dominata dagli Houthi, una repubblica unificata restaurata e uno stato indipendente nel Sud, sono mutuamente esclusivi, rendendo quasi impossibile un accordo di condivisione del potere.

  3. Processo Frammentato ed Esclusivo: I colloqui di pace si sono storicamente concentrati solo sul governo e sugli Houthi, escludendo altri attori cruciali come l'STC, le cui rimostranze e il cui potere sul terreno non possono essere ignorati in una soluzione sostenibile.

  4. Mancanza di Leva Internazionale: La comunità internazionale, e in particolare le Nazioni Unite, ha poca o nessuna leva sugli Houthi, che sono in gran parte isolati dalle tradizionali pressioni diplomatiche ed economiche e rispondono principalmente a calcoli di potere militare.


Il comportamento ricorrente delle parti, in particolare degli Houthi, rivela che il processo di pace non è visto come un'alternativa alla guerra, ma piuttosto come una sua estensione con altri mezzi.

Essi si impegnano in trattative quando sono sotto pressione militare (come con l’accordo di Stoccolma del 2018), usano i cessate il fuoco per riarmarsi e riposizionarsi, e poi fanno fallire i negoziati avanzando richieste massimaliste una volta che la loro posizione si è rafforzata. L'ansia della comunità internazionale di ottenere qualsiasi "svolta" è stata ripetutamente sfruttata. L'attuale quadro diplomatico si basa sull'ipotesi errata che tutte le parti desiderino la pace, quando in realtà alcune di esse hanno trovato lo stato di guerra politicamente ed economicamente vantaggioso.


Lo Stallo Persistente:

La situazione attuale è quella di uno "stallo doloroso": nessuna fazione può ottenere una vittoria militare decisiva, ma i costi del mantenimento di un conflitto a bassa intensità e di una guerra economica rimangono sopportabili per le élite delle parti in guerra, mentre sono insostenibili per la popolazione civile. La tregua de facto, in gran parte rispettata dal 2022, ha ridotto la violenza su larga scala, ma non ha risolto nessuna delle questioni fondamentali. L'escalation recente, con gli attacchi Houthi alle navi nel Mar Rosso e la risposta militare di Stati Uniti e Regno Unito, ha aggiunto un nuovo, pericoloso strato di instabilità, rischiando di far deragliare i fragili progressi diplomatici e di trascinare lo Yemen in un conflitto regionale più ampio.

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