LA PARATA MILITARE DI PECHINO E LA MEMORIA STORICA DI UNA CIVILTÀ MILLENARIA
- Marianna Mele
- 10 ott
- Tempo di lettura: 6 min
Come il mondo ha potuto osservare, Il 3 settembre la Cina ha festeggiato gli 80 anni dalla vittoria sulle forze di occupazione Giapponesi durante la Seconda guerra mondiale con una delle più imponenti parate militari della Cina moderna.
Dalla storica porta Tienanmen il presidente XI Jinping ha presieduto la parata affiancato da 26 capi di Stato, tra cui il presidente Russo Vladimir Putin e il leader della Corea del Nord Kim Jong-Un in prima fila.
Dopo più di settant’anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese l’ideologia comunista e il culto del passato continuano ad essere centrali nelle manifestazioni pubbliche.
“OGGI L’UMANITÀ DEVE SCEGLIERE TRA PACE E GUERRA”.

Prima della parata il segretario del PCC ha parlato alla popolazione affermando che oggi l’umanità è di fronte a una nuova scelta fra pace e guerra, fra dialogo e confronto . Inoltre solo trattando alla pari è possibile garantire la sicurezza comune tra gli Stati ed evitare nuove tragedie storiche . Nel suo discorso, Xi ha invitato ufficiali e soldati ad accelerare a costruzione di forze armate di livello mondiale per salvaguardare con fermezza la sovranità nazionale .
Davanti a questa manifestazione di forza il messaggio è chiaro: nonostante in Cina sia predominante la visione del generale Sun Tzu nella quale la guerra è ipotizzabile solo quando tutte le altre opzioni non sono percorribili, il grande rinnovamento militare Cinese iniziato anni fa sembra inarrestabile e fa riflettere gli osservatori occidentali.
Riferendosi ai nuovi sistemi d’arma mostrati alla manifestazione XI Jinping ha spiegato che il suo governo intende accelerare lo sviluppo militare del paese, puntando senza tentennamenti all’integrità territoriale.
La questione di Taiwan, costituisce il cuore della rappresentazione di forza: Xi è al corrente del fatto che conclusa la guerra in Ucraina l’Occidente tornerà a puntare i riflettori sull’isola-Stato rivendicata dalla Cina come parte del proprio territorio.
Tra le varie reazioni della parata di Pechino emerge quella di Trump, secondo il quale Russia,Cina e Corea del Nord “complottano contro gli Stati Uniti d’America”, accusa smentita in seguito dal portavoce del Cremlino Dimitry Peskov.

LA CINA RICORRE ALLA STORIA PER IMPORSI COME PROTAGONISTA
Davanti alle sanzioni USA e alla frammentata situazione geopolitica attuale, la Cina utilizza il proprio passato per imporsi come modello alternativo a quello Occidentale .
Come raccontato dal Prof. Barbero al festival del Fatto Quotidiano di quest’anno, la Cina, a differenza di noi Europei, conosce la propria storia e quella del mondo che la circonda.
Ripercorrendo il passato, umiliazioni e invasioni per mano di attori esterni, dal Giappone alle potenze Occidentali, sono ancora vive nella memoria storica del paese.
Pensiamo alle due Guerre dell’Oppio scoppiate nel 1839 in cui la potenza commerciale Britannica, approfittando del commercio dell’Oppio in forma di contrabbando e sulle conseguenze negative della dipendenza dagli oppiacei, costrinse il debole governo Cinese ad aprirsi maggiormente nel commercio con gli Occidentali.
Il trattato di pace nel 1842 stabilì l’acquisizione Britannica del porto commerciale di Hong Kong, giustificando un’incisiva penetrazione economica in Cina e ponendo quest’ultima in una condizione di dipendenza economica dall’esterno in particolare dopo il 1860, anno di conclusione del conflitto.
Durante la Seconda Guerra dell’Oppio le forze Britanniche e Francesi saccheggiarono e bruciarono i palazzi imperiali cinesi vicino a Pechino, distruggendo l’antico palazzo estate (Yuanming Yuang) un tempo residenza imperiale.
Spostandoci al Novecento, ancora oggi il ricordo del Massacro di Nanchino del 1937 continua ad essere vivo nella memoria storica dei Cinesi. Si tratta di un’insieme di crimini di guerra perpetuati dall’esercito nipponico nella città di Nanchino all’epoca capitale della Cina.
Con la politica espansionistica dell’imperatore Hironito le truppe compirono tra i crimini più cruenti della storia contemporanea: sevizie, esecuzioni,saccheggi e 80.000 casi di stupro ( motivo per cui si parla di “stupro di Nanchino” ).
La verità storica della vittoria sul nazifascismo, messa in primo piano dalla commemorazione del 3 settembre, pone Russia e Cina sullo stesso piano nella loro rivendicazione ad un maggiore riconoscimento del grande tributo umano del popolo cinese e sovietico durante la Seconda Guerra Mondiale.
LA MEMORIA DI MAO
La giacca grigia indossata dal presidente XI, con la quale egli ha stretto la mano ad una serie di partigiani della resistenza seguito dai leader stranieri, non è una giacca tradizionale qualunque.
La divisa, conosciuta come Sun Zhongshan, è carica di valori simbolici e interpretazioni diverse: le quattro tasche rappresentano i quattro principi tradizionali cinesi di onestà, giustizia, proprietà e senso della vergogna , i tre bottoni sui polsini invece i tre poteri del popolo ovvero la democrazia, il nazionalismo e il benessere.
Il nome deriva da Sun Yat-Sen ( 1866-1925 ), eletto presidente della Repubblica Cinese dal 1912 e considerato il padre della Cina moderna.
Dopo la guerra civile iniziò la lotta contro i signori della guerra e nel 1923 creò un governo a Canton. Disilluso dall’aiuto delle potenze occidentali, le quali preferivano una Cina debole e sottomessa a decisioni esterne, decise di chiedere aiuto all’Unione Sovietica ponendo i presupposti per l’ingresso dei comunisti Cinesi nel Guomindang .
Sun Yat-Sen introdusse l’abito grigio dopo la fondazione della Repubblica, facendone un simbolo di patriottismo e potere politico.
Finita la guerra civile, lo Zhongstan andò a rappresentare l’unità proletaria sancita dalla proclamazione della Repubblica Popolare il 1 ottobre del 1949 da parte del rivoluzionario Mao Zedong, nella medesima piazza dove il 3 settembre di quest’anno XI ha mostrato all’Occidente il potere militare di Pechino.
Mao contribuì a rendere la divisa grigia un simbolo iconico dell’ideologia comunista e del culto della sua persona, scegliendola come abito prediletto nelle sue rappresentazioni ufficiali e facendola entrare nell’immaginario collettivo.
La scelta del presidente XI di affiancarsi alla figura di Mao risponde ai progetti della Cina del futuro, soprattutto riferendosi al ”grande Timoniere”, il quale ha unificato il paese dopo guerre sanguinarie e si è proposto come guida di paesi in via di sviluppo nella lotta contro l’imperialismo.

LA RELAZIONE TRA RUSSIA E CINA
Come illustrato da Shi Yinhong, docente di Relazioni internazionali all’Università di Pechino , nel suo saggio inedito “ La Russia nella strategia cinese”, la Russia è sempre stata un fattore importante nella strategia cinese, fin dall’inizio dell’età contemporanea .
Storicamente il rapporto con la Russia prende avvio dal trattato di Nerčinsk nel XVII secolo d.C. e da quello del Kjiachta nel secolo successivo, per la prima volta l’Impero Cinese della dinastia Qing mostrò di saper utilizzare un’approccio realista con lo Zar, rispondendo a interessi geopolitici di sicurezza.
Dalla nascita della Repubblica Popolare Cinese, nonostante le comuni visioni socialiste, non sono mancati momenti di tensione con l’URRS per motivazioni strategiche, come nel caso della crisi sino-sovietica nel 1959, provocata dal rifiuto russo di fornire a Pechino le tecnologiche per l’arma atomica.
Solo nel 91-92 ripresero i rapporti tra i due stati, con la stipula di accordi sulla cooperazione militare e con un’approccio comune su questioni internazionali di rilievo.
La crisi in Ucraina del 2014 ha messo in luce l’agenda comune, politica ed economica, di due potenze che hanno bisogno di contenere la pervasività Americana.
L’agenda comune però venne messa in discussione con la successiva invasione dell’Ucraina da parte di Mosca nel 2022: essa infatti ha sottolineato i limiti dell’allineamento tra Putin e XI a causa della neutralità di quest’ultimo, davanti alle sanzioni contro Mosca e all’atteggiamento della NATO. In aggiunta la relazione economica rimane asimmetrica, in quanto a differenza del secolo scorso Pechino detiene una posizione dominante, ponendo la Russia in una situazione di vulnerabilità .
Nonostante momenti di tensione e assimmetria economica, al giorno d’oggi il progressivo avvicinamento tra le due potenze rappresenta una sfida per l’Occidente e in particolare per gli USA che da poco avevano tentato un’apertura con Putin al vertice di Anchorage ad Agosto di quest’anno. Il posizionamento della Russia nell'inevitabile scontro USA-Cina sarà snodo fondamentale della storia.
La parata militare cinese in realtà riecheggia quella di Mosca svolta il 9 maggio per festeggiare l’ottantesimo anniversario del giorno della vittoria contro la Germania nazista .
Putin in occasione della parata ha accolto i leader internazionali nella piazza Rossa, affermando ai presenti che nessuna distorsione degli avvenimenti della seconda Guerra Mondiale verrà consentita o passata sotto silenzio .

LA CINA COME LEADER DEL SUD GLOBALE
Storicamente la Cina imperiale ha sempre rappresentato una civiltà con grandi capacità di influenza filosofica, culturale e politica sulle aree vicine, dal Vietnam alla Mongolia, aree che consideravano la Cina come un modello da seguire.
Ruolo che, in particolare dopo la Rivoluzione culturale di Mao, ha riacquisito con forza diventando un attore geopolitico sempre più influente.
Pochi giorni prima della parata militare , tra il 31 agosto e il 1 settembre , l’Organizzazione per la cooperazione di Shangai ha riunito Cina, Russia e altri paesi del Sud Globale.
L’OCS è un’organizzazione intergovernativa permanente che promuove fiducia militare reciproca e sviluppo economico con al centro il principio fondamentale della sovranità e l’uguaglianza tra i membri, attualmente copre geograficamente il 60% dell’Eurasia.
Gli Stati fondatori sono Cina, Russia, Kirghizistan, Kazakistan, Tagikistan e successivamente si aggiunsero India e il Pakistan.
In questo modo Pechino allarga i propri orizzonti e si oppone all’egemonia americana, egemonia messa in discussione anche dai BRICS, un’insieme di paesi che dal 2006 seguono l’obbiettivo di creare un’ordine mondiale multipolare.
La parata non è una semplice celebrazione: in questo contesto di cooperazione tra Stati richiama l’attenzione ad un nuovo assetto dell’ordine mondiale di cui la Cina vuole essere capofila.
Davanti a questa rassegna di armi e ridefinizione delle alleanze, la Cina sceglie di mostrare al mondo Occidentale di essere una potenza militare che guarda al futuro senza dimenticare il proprio passato.
Contemporaneamente il Vecchio Continente deve scegliere: adeguarsi ai nuovi equilibri mondiali ripensando la propria strategia geopolitica o rassegnarsi al ruolo di spettatore.
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