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LO QUE PASO' A HAWAII

  • Lorenzo Piccheri
  • 6 mag
  • Tempo di lettura: 5 min


Prossimo a un tour nel Vecchio Continente nel 2026, Bad Bunny, pseudonimo di Benito Antonio Martìnez Orario, cantautore portoricano, è pronto a far ballare i giovani europei con Debì Tirar Mas Foto, un album interamente dedicato alla sua terra natale che ricalca il retaggio latino del cantante. Una canzone dopo l’altra, appare sempre più chiaro come Bad Bunny si sia lasciato influenzare da tutte le sonorità tipicamente latinoamericane, dalla classica salsa portoricana al moderno dembow. 


Ad essere stati però particolarmente apprezzati sono stati i testi: in mezzo a testi tipici della corrente rap/reggaeton con versi di autocelebrazione, si trovano vere e proprie dediche alla sua infanzia, al suo retaggio

 “avrei dovuto fare più foto quando ti avevo; avrei dovuto darti più baci e abbracci quando potevo”.

Se ad un primo sguardo superficiale possono sembrare dediche rivolte ad un amore finito, la stessa copertina dell’album ce ne suggerisce il vero significato: Due sedie di plastica, vicine, vuote. Gli ascoltatori hanno interpretato tali sedie come quelle tipicamente usate dai nonni, nei giardini delle loro case. Un richiamo alle proprie radici, alla propria famiglia e al proprio retaggio culturale. 


Se già ciò basterebbe a descrivere la nostalgia raccontata dal cantante, c’è un’altra questione che viene evidenziata nella canzone “Lo que pasò a Hawaii”: le condizioni precarie della vita nei paesi latino-americani, le abissali differenze tra le classi sociali che, insieme alla gentrificazione, costringono i giovani, per migliorare la propria condizione, a due strade: delinquere o emigrare. 


Bad Bunny nell’album racconta il disagio dei ragazzi costretti a vivere lontano dalla loro terra per cercare fortuna. Il titolo, letteralmente, significa “Ciò che è successo alle Hawaii”, e il testo recita

“Qui nessuno voleva andarsene, e chi se ne è andato sogna di tornare”. Cita poi l’arcipelago americano nel ritornello “vogliono togliermi il fiume e anche la spiaggia; vogliono il mio quartiere e che la mia nonnina se ne vada. No, non abbassate la bandiera e non dimenticate il lelolai, che non voglio che facciano a te quello che hanno fatto alle Hawaii”. 

Tanto le Hawaii quanto Puerto Rico sono arcipelaghi tropicali, colonizzati dagli Stati Uniti. Nello specifico, alle Hawaii i nativi si sono trovati nella situazione di abbandonare le proprie case, i propri luoghi di nascita, in quanto la colonizzazione americana ha avviato un processo chiamato gentrificazione




Ma cosa è la gentrificazione?

Questa parola deriva dal termine inglese “gentry”, che rappresenta la piccola nobiltà anglosassone. Tale processo rappresenta il mutamento fisico e la riqualificazione di aree urbane marginali. Se ciò, all’apparenza, può sembrare un processo solo positivo, vanno considerate le conseguenze. Il risultato, spesso, è la sostituzione della popolazione locale, che generalmente occupa un posto marginale, con i nuovi “coloni” di fascia medio-alta.

 

La riqualificazione urbana, fatta ad esempio con investimenti edili, porta inevitabilmente ad un innalzamento dei costi di vita in quell’area. Costi che sì, possono essere sostenuti dai già citati “nuovi coloni”, ma che sono inaccessibili alle classi sociali già presenti nell’area, costringendo così all’emigrazione. 


La gentrificazione delle Hawaii inizia negli anni ‘60, con l’urbanizzazione di Waikiki, uno dei distretti di Honolulu. L’arcipelago è poi diventato meta di turismo di massa, anche a causa della pubblicità ricevuta negli anni ‘80 da vari telefilm americani, giunti ovviamente anche in Europa, che lo descrivono come un paradiso terrestre. La crescente urbanizzazione, parallela ad un processo di adattamento al turismo di massa con la costruzione di resort e hotel 5 stelle, ha portato a dei risultati catastrofici per i locals: nei primi tre trimestri del 2021, oltre 600 case sono state vendute per 3 milioni di dollari o più. Questa statistica evidenzia come le Hawaii siano diventate una terra per ricchissimi. 


Ad oggi, la popolazione nativa delle Hawaii è stata ridotta a meno del 20%, con un rapporto di 6 turisti per ogni abitante: la maggior parte degli hotel è di proprietà di investitori esteri, più del 30% del territorio è gestito dall’esercito americano. 


Anche Puerto Rico rischia di finire come le Hawaii: la differenza sostanziale sta nel fatto che, mentre le Hawaii fanno effettivamente parte dei 50 stati a stelle e strisce, Puerto Rico è invece definito come uno “Stato Libero Associato”, non incorporato negli Stati Uniti d’America. Gode cioè di un certo livello di autonomia, ciononostante non ha piena rappresentanza politica nel governo federale: sebbene i portoricani siano cittadini statunitensi, non possono votare alle elezioni presidenziali se risiedono sull’isola.


Questa differenza si evidenzia soprattutto per quanto riguarda le leggi fiscali, le quali differiscono tra gli Stati federali e Puerto Rico, il che ha permesso l’attuazione di politiche economiche che facilitasse l’afflusso di investitori esterni nel paese. Nello specifico, l’Act 60 prevede vari benefici fiscali quali esenzioni e agevolazioni sulle imposte agli investitori esteri che si trasferiscono a Puerto Rico e ne diventano residenti. 


Tale condizione ha portato i nativi a formare moti di protesta contro l’attuale status portoricano: non sono uno Stato americano, perciò hanno meno garanzie e tutele economiche rispetto ad esempio alle Hawaii, ma non sono nemmeno uno stato indipendente che può quindi decidere della sua sorte. I nativi si sentono ancora soggetti ad un colonialismo economico e la “Libera Associazione” non ha portato la stabilità desiderata. 


Lo status di Puerto Rico affonda le sue radici nei primi anni del XX secolo: dopo aver ottenuto, alla fine della guerra ispano-americana, il controllo sull’isola centro-americana, nel 1901 la Corte Suprema la dichiarò “appartenente agli Stati Uniti ma non una parte degli Stati Uniti”. Inoltre, la cittadinanza statunitense venne concessa solo nel 1917, affinché diciottomila portoricani potessero affiancare le truppe dello Zio Sam nella Prima Guerra Mondiale. Alla luce di ciò, appare evidente come la “Libera Associazione” sia frutto in realtà di una dinamica colonialista e opportunista. 




Il Partito Popolare Democratico è il principale rappresentante di chi vorrebbe essere integrato a tutti gli effetti come Stato americano, il che permetterebbe di ottenere una rappresentanza politica di maggior rilievo rispetto ai semplici osservatori senza diritto di voto. Il Nuovo Partito Progressista si è invece fatto carico della richiesta di maggiore autonomia. 


Bad Bunny è uno dei rappresentanti della fascia indipendentista, e nel corso degli anni ha più volte provato a sensibilizzare sul tema portoricano. Già nel 2022 pubblicò il documentario “Aquì Vive Gente”, denunciando già allora la situazione economica dell’isola caraibica. Il portoricano è tornato ad utilizzare la forma documentaristica con il corto “Debì Tirar Mas Foto”, di 12 minuti pubblicato su YouTube:


In questo documentario vediamo un anziano signore che racconta la sua vita a Concho, un rospo appartenente ad una specie endemica di Porto Rico, in pericolo di estinzione anche a causa della progressiva sparizione del suo habitat naturale; inizialmente c’è un forte richiamo alle radici portoricane e al vissuto del protagonista. Proseguendo nel video, però, si fa sempre più evidente il contrasto con l’incombente cultura americana, trattata alla stregua di una tacita invasione: dalla famiglia rozza con la musica a volume alto e il barbecue acceso, alla paradossale situazione dell’ordinazione di un po’ di pane in panetteria, con una certa chiave comica espressa mediante la quantità di domande fatte al cliente in merito al tipo di pane desiderato (tipico dei fast food che conosciamo), ma che mostra quanto l’anziano nativo sembri essere ospite a casa sua. Il punto focale è quando il protagonista si dice stupito del “Quesito sin queso” (queso in spagnolo significa formaggio, e Quesito è un dolce ripieno di formaggio), volto ad evidenziare lo stravolgimento culturale portato dagli americani.


LO QUE PASO A HAWAII

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