Notte di proteste in Ucraina
- Jacopo Marinacci
- 26 lug
- Tempo di lettura: 14 min
Un Fulmine a Ciel Tempestoso

Il 22 luglio 2025, mentre l'Ucraina continuava a resistere alla brutale invasione russa, un terremoto politico ha scosso la nazione, spostando momentaneamente l'attenzione dal fronte esterno a una profonda crisi di governance interna. La Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, ha approvato la Legge n. 12414. Firmata immediatamente dal Presidente Volodymyr Zelensky, la legge ha di fatto smantellato l'indipendenza delle istituzioni anticorruzione del paese, scatenando le prime proteste di massa contro il governo dall'inizio della guerra. L'evento ha immediatamente generato due narrazioni diametralmente opposte, gettando nel baratro il futuro democratico dell'Ucraina.
Da un lato, la posizione ufficiale del governo, enfatizzata dallo stesso Presidente Zelenskyy, che ha presentato la legge come una misura di sicurezza nazionale “necessaria e improrogabile”: la legislazione era indispensabile per "epurare l'influenza russa" dall'apparato anticorruzione e per garantire finalmente giustizia in casi di corruzione di alto profiloi. Dall'altro lato, un vasto schieramento di critici, tra cui attivisti della società civile, partiti di opposizione, i vertici delle agenzie anticorruzione e i principali partner internazionali dell'Ucraina, ha denunciato la legge come un "grave passo indietro" nello sviluppo democratico del paese. Per questi ultimi, la legge è essenzialmente un "assalto al quadro anticorruzione" e una pericolosa deriva verso l'autoritarismo, orchestrata per proteggere gli alleati politici del presidente da indagini scomode.
Questo scontro di interpretazioni ha messo in luce le profonde implicazioni della Legge 12414. Le conseguenze sono di vastissima portata: minaccia diretta al percorso di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea, rischio sospensione dei vitali aiuti finanziari internazionali, e totale erosione della fiducia pubblica e dell'unità nazionale in un momento di caos assoluto. L'effetto più significativo e immediato è stato il risveglio dell'attivismo della popolazione civile, che è scesa in piazza per la prima volta dall'inizio dell’invasione russa, dimostrando che la lotta per la democrazia e lo stato di diritto è considerata inscindibile dalla lotta per la sovranità nazionale. La crisi innescata dalla Legge 12414 rappresenta quindi un test fondamentale per la resilienza della democrazia ucraina sotto la pressione estrema della guerra.
Analisi della Legge 12414
Si tratta di una riprogettazione radicale dell'architettura del potere nello Stato ucraino. La sua approvazione, avvenuta tramite un processo legislativo molto controverso e accelerato, ha smantellato un decennio di riforme volte a creare istituzioni indipendenti in grado di contrastare la corruzione ai massimi livelli.
Il cambiamento fondamentale introdotto dalla legge è la subordinazione di fatto dell'Ufficio Nazionale Anticorruzione (NABU) e della Procura Specializzata Anticorruzione (SAPO) al Procuratore Generale, una figura di nomina presidenziale. Questa mossa ha annullato l'indipendenza procedurale e istituzionale che era il pilastro portante di queste agenzie, create dopo la Rivoluzione della Dignità del 2014 proprio per essere isolate da influenze politiche.
Le nuove e ampie facoltà conferite al Procuratore Generale sono state progettate con precisione chirurgica per neutralizzare l'efficacia di NABU e SAPO: La legge conferisce al Procuratore Generale il diritto di richiedere qualsiasi materiale d'indagine al NABU e, soprattutto, di riassegnare i casi ad altri organi investigativi, come la Polizia Nazionale o l'Ufficio Investigativo Statale (SBI). Questa facoltà distrugge il principio della giurisdizione esclusiva del NABU sui casi di corruzione di alto livello, che era la sua principale garanzia di efficacia.
Controllo sulle Indagini: Il Procuratore Generale ottiene il potere di emettere "istruzioni scritte vincolanti" per i detective del NABU. Questo permette un'interferenza diretta nella direzione delle indagini, costringendo potenzialmente gli investigatori a seguire piste deboli o ad abbandonare quelle sensibili.
Neutralizzazione della SAPO: La legge trasforma il capo della SAPO in una "figura nominale". Il Procuratore Generale acquisisce il potere di riassegnare i procuratori della SAPO e di scavalcare la loro leadership, assumendo il controllo diretto sulla supervisione delle indagini anticorruzione.
Scudo per l'Élite Politica: Una delle modifiche più critiche è l'attribuzione al Procuratore Generale del potere esclusivo di firmare le notifiche di sospetto per gli alti funzionari di "Categoria A", che includono membri dell'Ufficio del Presidente. Ciò significa che NABU e SAPO non possono più avviare autonomamente procedimenti penali contro le figure più potenti del paese, anche in presenza di prove sufficienti.
Potere di Chiusura dei Casi: La legge conferisce al Procuratore Generale l'autorità di chiudere unilateralmente qualsiasi procedimento penale contro un funzionario pubblico, anche su richiesta della difesa, bypassando di fatto il vaglio indipendente della SAPO.

Queste modifiche rappresentano un trasferimento sistematico di potere da istituzioni indipendenti a un singolo funzionario di nomina politica. La legge è stata concepita come un meccanismo sofisticato per esercitare un controllo politico selettivo. Lascia intatto l'involucro esteriore delle agenzie, permettendo al governo di mantenere una facciata di impegno anticorruzione, ma ne rimuove il motore funzionale: l'indipendenza. Questo consente all'esecutivo, attraverso il Procuratore Generale, di proteggere gli alleati e perseguire i rivali, una caratteristica tipica dei regimi ibridi che mascherano la centralizzazione del potere dietro istituzioni formalmente democratiche.
Il “Blitz Legislativo”
Il modo in cui la Legge 12414 è stata approvata è tanto controverso quanto il suo contenuto. Il procedimento è stato descritto come un "blitz legislativo" caratterizzato da una "velocità senza precedenti" e da gravi violazioni procedurali. L'intero iter, dalla commissione parlamentare alla firma presidenziale, si è concluso in poche ore, un lasso di tempo che normalmente richiederebbe settimane o mesi.
I parlamentari dell'opposizione hanno denunciato varie irregolarità, tra cui la mancata distribuzione del testo finale degli emendamenti in tempo utile per un'adeguata revisione, violando direttamente il regolamento della Rada. Gli emendamenti che hanno stravolto il sistema anticorruzione sono stati inseriti all'ultimo secondo in un disegno di legge già esistente, il n. 12414, che inizialmente riguardava un tema completamente diverso, di natura umanitaria: le indagini sulle persone scomparse in circostanze speciali durante la legge marziale. Questa tattica ha permesso di evitare un dibattito pubblico e parlamentare approfondito su modifiche di tale portata.
La legge è stata approvata con 263 voti, grazie a una coalizione politica significativa: il partito del presidente, "Sluha Narodu (Servitore del Popolo)", ha unito le forze con fazioni populiste e, soprattutto, con i resti del partito filorusso "Piattaforma di Opposizione, Per la Vita". Questa alleanza ha inviato un segnale politico a dir poco allarmante. I tentativi dei partiti di opposizione, come "Holos" e "Solidarietà Europea", di bloccare il processo bloccando il podio, chiedendo la rimozione del disegno di legge dall'ordine del giorno e tentando di sfiduciare il presidente del parlamento, sono stati tutti respinti a dimostrazione della ferrea determinazione della coalizione di governo di portare a termine l'operazione.
Raid, Indagini e i Soliti Sospetti
L'approvazione della Legge 12414 è stata il culmine di una campagna coordinata contro l'infrastruttura dell’anticorruzione ucraina. Questo assalto è stato preceduto da una serie di azioni intimidatorie e giustificato da una narrazione pubblica incentrata sulla sicurezza nazionale, ma le cui reali motivazioni, risiedono nel desiderio di neutralizzare indagini e voci scomode che si avvicinavano alla cerchia del potere.
Il giorno prima del voto parlamentare, il 21 luglio, l'SBU, il servizio di sicurezza ucraino, e l'Ufficio del Procuratore Generale hanno condotto oltre 70 perquisizioni presso le sedi del NABU e le abitazioni del suo personale. Un aspetto cruciale è che queste azioni sono state eseguite senza mandati. L'SBU ha difeso questa procedura eccezionale sostenendo che fosse necessaria per "prevenire fughe di informazioni" in casi legati alla sicurezza nazionale e alla collaborazione con lo stato aggressore.
La giustificazione pubblica fornita dall'SBU per questa operazione senza precedenti era quella di "neutralizzare l'influenza russa sul NABU". Le accuse specifiche includevano l'arresto di un funzionario del NABU sospettato di essere una spia russa e di un altro per presunti legami commerciali con la Russia. Questa narrazione ha tentato di inquadrare l'attacco a un'istituzione democratica come un'operazione di controspionaggio, un argomento molto potente in un paese in guerra.
La risposta del NABU è stata immediata. In una dichiarazione ufficiale, ha definito i raid un atto di "pressione massiccia" e ha affermato che le accuse erano un miscuglio di affermazioni infondate e del riesumare vecchi incidenti non correlati, come violazioni del codice della strada avvenute anni prima, per creare un'immagine negativa dell'agenzia. Il NABU ha inoltre denunciato che durante i raid l'SBU ha ottenuto un accesso non autorizzato a dati sensibili su tutte le operazioni segrete di NABU e SAPO, compromettendo potenzialmente le indagini in corso.
La tesi centrale avanzata da attivisti, giornalisti e opposizione politica è che la vera motivazione dietro la legge e i raid non fosse la sicurezza nazionale, ma la protezione di alti funzionari e alleati dell'Ufficio del Presidente da indagini anticorruzione in corso. L'operazione è stata vista come una ritorsione per l'audacia del NABU nell'indagare figure vicine al potere.
Un caso emblematico citato è l'indagine del NABU sull'ex vice primo ministro Oleksii Chernyshov, un alleato chiave dell'Ufficio del Presidente, coinvolto in un caso di alto profilo relativo a un'appropriazione illegale di terreni. La tempistica della repressione è stata considerata direttamente correlata all'avanzamento di questa e altre indagini sensibili, suggerendo un tentativo di fermarle prima che potessero causare ulteriori danni politici.
A rafforzare questa tesi vi è una disposizione "particolarmente inquietante" della nuova legge, che secondo alcune analisi impedirebbe a NABU e SAPO di indagare sugli abusi nel settore della difesa. In tempo di guerra, quando le spese per la difesa sono massicce e il rischio di corruzione è elevato, rimuovere la supervisione dell'unica istituzione indipendente capace di indagare in questo settore è apparso a molti come un tentativo deliberato di creare una zona d'ombra per proteggere gli interessi dei “potenti”. Queste azioni hanno confermato le preoccupazioni, già espresse dal Financial Times prima della legge, secondo cui il Presidente Zelenskyy stava usando i "poteri di guerra" per consolidare il controllo, favorire i lealisti e colpire i critici, alimentando accuse di una deriva verso un "autoritarismo corrotto".

La Difesa del Presidente
Di fronte a un'ondata di critiche interne e internazionali, il Presidente Zelenskyy ha difeso la sua decisione in un discorso alla nazione, senza però menzionare direttamente né la legge n. 12414 né le proteste che aveva scatenato. La sua argomentazione si è basata su alcuni punti retorici chiave:
La Purga dall'Influenza Russa: Il presidente ha ribadito che l'infrastruttura anticorruzione avrebbe continuato a funzionare, ma che doveva essere "epurata dall'influenza russa". Questa affermazione ha fatto eco alla giustificazione ufficiale dei raid dell'SBU, inquadrando la mossa come una questione di sicurezza nazionale.
Garantire la Giustizia: Zelenskyy ha sostenuto che la legge avrebbe assicurato la "certezza della pena" per casi di corruzione miliardari che erano rimasti in sospeso per anni e per i funzionari fuggiti all'estero senza conseguenze legali.
Un Fronte Unito: Ha cercato di proiettare un'immagine di unità e controllo, affermando di essersi incontrato con i capi di tutte le forze dell'ordine (NABU, SAPO, SBU) e che tutti avevano concordato di lavorare in modo "costruttivo".
Tuttavia, questa retorica si è scontrata con un profondo "gap di credibilità". Le affermazioni del presidente erano in netto contrasto con l'analisi schiacciante di esperti, attivisti e partner internazionali, secondo cui la legge avrebbe ottenuto l'esatto contrario di ciò che prometteva: non rafforzare, ma paralizzare la lotta alla corruzione. La narrazione dell'influenza russa, in particolare, è stata vista come uno scudo strategico. A livello nazionale, forniva una potente giustificazione patriottica per una presa di potere, rendendo qualsiasi opposizione apparentemente antipatriottica. A livello internazionale, era una difesa preventiva contro le critiche occidentali, un tentativo di riclassificare una questione di stato di diritto come una questione di sicurezza nazionale, aumentando così il costo politico per gli alleati che la contestavano. La tempistica dei raid dell'SBU, avvenuti il giorno prima del voto, suggerisce che questa narrazione sia stata costruita deliberatamente per creare un pretesto pubblico.
Proteste e Opposizione Interna
La reazione interna alla Legge 12414 è stata immediata, potente e senza precedenti per un paese in stato di guerra. Nonostante la necessità di unità nazionale contro l'aggressore esterno, la società civile ucraina rimane un vigile e potente contrappeso al potere statale.
La sera del 22 luglio, a poche ore dall'approvazione della legge, le piazze delle principali città ucraine si sono riempite. A Kyiv, Lviv, Dnipro e Odessa sono scoppiate manifestazioni su vasta scala. Un fatto di enorme significato politico e sociale. Le manifestazioni sono state convocate in gran parte attraverso i social media, a seguito di un appello del veterano di guerra Dmytro Koziatynskyi, che ha esortato i cittadini a mobilitarsi.
A Kyiv, centinaia di persone, secondo alcune stime migliaia, si sono radunate vicino al Teatro Ivan Franko e in direzione dell'Ufficio del Presidente. Gli slogan e i cartelli esprimevano un profondo senso di tradimento e una determinazione inflessibile. "Veto alla legge!", "Vergogna!", "La corruzione applaude" e "Abbiamo scelto l'Europa, non l'autocrazia" erano tra i canti più diffusi. Queste proteste hanno rivelato una linea rossa chiara nel contratto sociale ucraino in tempo di guerra: l'unità nazionale contro l'aggressore non è incondizionata. La salvaguardia delle conquiste democratiche e anticorruzione della Rivoluzione della Dignità del 2014 non è vista come secondaria, ma come intrinseca allo sforzo bellico stesso. Le azioni del governo sono state percepite come un attacco allo scopo stesso della lotta nazionale, dimostrando la resilienza di una società civile capace di distinguere tra il sostegno allo Stato in guerra e la responsabilità di chiedere conto al proprio governo.
I Pareri dei Vertici di NABU e SAPO
Prima del voto finale, i vertici delle agenzie colpite avevano lanciato un disperato allarme. In una dichiarazione congiunta, NABU e SAPO avevano avvertito che la legge avrebbe "distrutto l'infrastruttura anticorruzione" e li avrebbe trasformati in organi politicamente dipendenti, di fatto una "suddivisione dell'Ufficio del Procuratore Generale".
Subito dopo il voto, il direttore del NABU, Semen Kryvonos, e il capo della SAPO, Oleksandr Klymenko, hanno tenuto una conferenza stampa congiunta di emergenza. In un appello diretto e pubblico, hanno implorato il Presidente Zelenskyy di porre il veto sulla legge. Kryvonos ha dichiarato che la legge aveva "frantumato" l'infrastruttura nata dalla richiesta del Maidan, minando le aspirazioni euro-atlantiche del paese. Klymenko ha spiegato lucidamente che i due pilastri della loro indipendenza: l'isolamento politico e la giurisdizione esclusiva, erano stati "annullati" dalla nuova legislazione. Questi appelli, provenienti dai capi delle istituzioni che la legge mirava a indebolire, sono stati completamente ignorati, infatti poche ore dopo, il presidente ha apposto la sua firma, trasformando il disegno di legge in legge dello Stato.
I "Cani da Guardia" Abbaiano
La reazione della società civile organizzata è stata altrettanto rapida e dura. Le principali organizzazioni anticorruzione ucraine, che hanno svolto un ruolo cruciale nel monitorare le riforme post-2014, hanno condannato la legge in termini inequivocabili.
Il Centro di Azione Anticorruzione (AntAC) ha accusato il presidente di riportare l'Ucraina "ai tempi di Yanukovych", creando un sistema in cui i suoi amici sarebbero stati protetti dalle indagini.
Transparency International Ukraine ha affermato che la legge "mina la fiducia dei partner internazionali dell'Ucraina" e che, firmandola, Zelenskyy avrebbe condiviso la responsabilità dello "smantellamento dell'infrastruttura anticorruzione ucraina".
La Fondazione Internazionale Rinascimento ha definito la legge un "errore critico" che avvicina l'Ucraina "al nemico autoritario contro cui stiamo combattendo" e per il quale tanti ucraini hanno dato la vita.
Questa unanime condanna da parte dei "cani da guardia" della democrazia ucraina ha rafforzato la legittimità delle proteste di piazza e ha amplificato il messaggio di allarme sia all'interno del paese che all'estero.
Reazioni Internazionali:
La condanna internazionale alla Legge 12414 è stata rapida, severa e quasi unanime, evidenziando i gravi rischi geopolitici e finanziari che il governo ucraino si è assunto con questa mossa. I principali partner e finanziatori di Kyiv hanno espresso profonda preoccupazione, mettendo in discussione la credibilità delle riforme ucraine e legando esplicitamente il futuro sostegno al rispetto dello stato di diritto.
La reazione dell'Unione Europea è stata particolarmente dura e immediata. La Commissaria europea per l'Allargamento, Marta Kos, ha definito la legge un "grave passo indietro" e ha sottolineato senza mezzi termini che "organismi indipendenti come NABU e SAPO sono essenziali per il percorso dell'Ucraina verso l'UE". Questa dichiarazione ha chiarito che l'indipendenza delle istituzioni anticorruzione non è un dettaglio tecnico, ma una condizione centrale e non negoziabile per il processo di adesione dell'Ucraina.
Il portavoce della Commissione Europea, Guillaume Mercier, ha ulteriormente rafforzato questo messaggio, ricordando a Kyiv che "gli aiuti dell'UE rimangono legati alle riforme" e che l'adesione richiederà "una forte capacità di combattere la corruzione e di garantire la resilienza istituzionale". Sebbene un funzionario della Commissione abbia precisato che la sospensione dei fondi non era ancora in discussione, la minaccia è stata resa esplicita e inequivocabile. La mossa di Kyiv ha quindi messo a repentaglio non solo le sue aspirazioni politiche a lungo termine, ma anche il sostegno finanziario a breve termine, cruciale per la sopravvivenza dello Stato in tempo di guerra.
Il G7 e il FMI: Avvertimenti dai Principali Sostenitori Finanziari
Anche i partner del G7 e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), pilastri del sostegno finanziario all'Ucraina, hanno espresso forte allarme. Significativamente, gli ambasciatori del G7 avevano già manifestato le loro "serie preoccupazioni" prima ancora che la legge fosse approvata, in reazione ai raid dell'SBU contro il NABU. Avevano annunciato l'intenzione di discutere la questione direttamente con i leader del governo ucraino, segnalando che i partner internazionali stavano già monitorando con allarme la repressione in atto.
La posizione del FMI è stata storicamente chiara e inflessibile su questo punto. In passato, l'istituzione aveva esortato esplicitamente l'Ucraina a "salvaguardare l'indipendenza di NABU e SAPO". Le continue erogazioni del programma multimiliardario del FMI sono strettamente condizionate ai progressi nella governance e nelle riforme anticorruzione. La Legge 12414 contravveniva direttamente a questi impegni, mettendo a rischio la stabilità finanziaria del paese, che dipende pesantemente dai fondi del FMI.
La Posizione degli Stati Uniti: Il Dispiacere dell'Architetto
La disapprovazione degli Stati Uniti, sebbene forse espressa in modo meno diretto rispetto all'UE, era implicita e profonda. Il Dipartimento di Stato americano, attraverso il suo Ufficio per gli Affari Internazionali di Narcotici e Forze dell'Ordine (INL), è stato "strumentale nella creazione dell'architettura anticorruzione ucraina, inclusi... NABU e SAPO". La nuova legge rappresenta quindi un affronto diretto ad anni di investimenti politici, tecnici e finanziari statunitensi. La dichiarazione di preoccupazione del G7, di cui gli Stati Uniti sono un membro chiave, e le notizie di una telefonata tra un alto funzionario americano e il capo di gabinetto di Zelenskyy, Andriy Yermak, per tentare di dissuaderlo, confermano la forte opposizione di Washington.
La crisi ha rivelato una tensione fondamentale nella politica occidentale verso l'Ucraina. Da un lato, c'è la necessità strategica di sostenere Kyiv per sconfiggere la Russia. Dall'altro, questo sostegno si basa politicamente su una base di valori democratici condivisi e di condizionalità legate allo stato di diritto. La Legge 12414 ha portato questa tensione in primo piano, creando un dilemma per le capitali occidentali: come spingere contro la regressione democratica senza minare lo sforzo bellico o dare l'impressione di abbandonare l'Ucraina? La reazione internazionale riflette questo difficile equilibrio. Si è trattato di un tentativo di segnalare estremo disappunto e applicare pressione senza innescare un crollo catastrofico del sostegno, un esercizio di funambolismo politico con esiti incerti.
Prospettive Future:
La promulgazione della Legge 12414 non è un semplice episodio politico, ma un evento che rischia di avere conseguenze profonde e durature sulla traiettoria futura dell'Ucraina. L'impatto si estende dalla salute della sua democrazia interna alla sua posizione sulla scena internazionale, fino alla coesione stessa della società in tempo di guerra.
La legge è stata ampiamente interpretata come un tradimento fondamentale dei principi democratici della Rivoluzione della Dignità del 2014. Quella rivoluzione fu combattuta proprio contro uno stato corrotto, centralizzato e non responsabile, incarnato dal regime di Viktor Yanukovych. La subordinazione delle istituzioni anticorruzione indipendenti a un procuratore di nomina politica è vista come un ritorno a quel modello, in cui la giustizia può essere usata come strumento politico.
Insieme all'uso estensivo della legge marziale e alla crescente pressione sui critici e sugli attivisti, la legge segnala una pericolosa concentrazione di potere nelle mani dell'esecutivo. I critici hanno tracciato paralleli diretti con le tattiche dell'era Yanukovych, avvertendo di una deriva verso un "autoritarismo corrotto". Questo sviluppo rischia di minare l'unità nazionale, che è stata una pietra angolare della straordinaria resilienza dell'Ucraina. Creando la percezione che l'élite politica si stia proteggendo mentre i cittadini comuni sacrificano tutto al fronte, si rischia di alimentare un profondo risentimento e di erodere la fiducia nel governo in un momento critico per la sopravvivenza della nazione.
Le conseguenze per la lotta alla corruzione di alto livello sono dirette e devastanti: la legge paralizzerà di fatto la capacità di indagare sui casi più sensibili, poiché qualsiasi indagine che tocchi figure potenti potrà ora essere bloccata, deviata o insabbiata da un funzionario di nomina politica. Ciò potrebbe inaugurare una nuova era di impunità per l'élite, vanificando i progressi compiuti dal 2014.
Di conseguenza, la legge pone un ostacolo enorme, forse insormontabile, al percorso dell'Ucraina verso l'adesione all'Unione Europea. Contraddice direttamente i requisiti fondamentali dello stato di diritto del processo di adesione e fornisce potenti argomenti agli stati membri dell'UE che sono già scettici riguardo alla candidatura di Kyiv. L'indipendenza della magistratura e delle istituzioni anticorruzione non è un'opzione, ma un prerequisito per l'integrazione europea.

Scenari Futuri:
Nonostante la gravità della situazione, esistono ancora possibili percorsi per mitigare o invertire i danni. Tre forze principali determineranno l'esito di questa crisi:
La Sfida Costituzionale: I parlamentari dell'opposizione hanno annunciato l'intenzione di presentare un ricorso alla Corte Costituzionale per contestare la legge, citando le numerose violazioni procedurali durante la sua approvazione. Sebbene questa sia una via legale concreta, il suo esito è incerto, data la storia politicamente complessa e talvolta controversa della stessa Corte Costituzionale ucraina.
La Pressione Internazionale: La leva più potente per un cambiamento a breve termine risiede nella pressione continua e unificata dei partner internazionali. La condizionalità dei futuri esborsi finanziari da parte dell'UE, del G7 e del FMI rimane lo strumento più efficace per spingere il governo ucraino a revocare o modificare la legge. La credibilità dell'Ucraina come partner affidabile è in gioco.
La Resilienza della Società Civile: Forse la salvaguardia più importante a lungo termine per la democrazia ucraina è la sua stessa società civile. Il riemergere di un attivismo vibrante e determinato, capace di mobilitarsi anche in tempo di guerra, ha dimostrato che la richiesta di responsabilità e giustizia rimane una forza potente che il governo non può ignorare facilmente. Le proteste di luglio 2025 hanno inviato un chiaro messaggio: il popolo ucraino sta combattendo una guerra su due fronti, contro l'aggressione esterna e contro la corruzione interna, e non è disposto a sacrificarne una per l'altra.
Il futuro della democrazia ucraina dipenderà dall'interazione dinamica tra queste tre forze: le istituzioni giudiziarie, i partner internazionali e, soprattutto, la volontà inflessibile del suo popolo.
Notte di proteste in Ucraina. Un fulmine a ciel tempestoso.
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